Verratti: «Lo scudetto? La favorita è l’Inter. Il Napoli ha fatto un miracolo, solo Conte poteva riuscirci»

Alla Gazzetta: «Qui in Qatar chi va in panchina non è incazzato. Zeman persona fantastica, ho un debole per Sarri. Non è vero che fu Luis Enrique a non volermi più al Psg. Quella cena con Messi»

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Paris Saint-Germain's Argentine forward Lionel Messi (L) and Paris Saint-Germain's Italian midfielder Marco Verratti react after losing the first leg of the UEFA Champions League round of 16 football match between Paris Saint-Germain (PSG) and FC Bayern Munich at the Parc des Princes stadium in Paris on February 14, 2023. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Reduce dall’esperienza all’Al-Arabi, Marco Verratti ha deciso di intraprendere una nuova avventura sempre in Qatar ma tra le fila dell’Al-Duhail. Una scelta che ha commentato nel corso di un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, in cui ha spaziato tra passato, presente e futuro soffermandosi su numerosi temi.

Verratti e la scelta di lasciare l’Europa

«Una felice scelta di vita con la quale ho ritrovato cose e stimoli più… di un tempo. Diciamo che avevo bisogno di una nuova sfida, nuovi stimoli. Doha la conoscevo già e mi è sempre piaciuta: quando si è aperta la possibilità, beh, ecco la scelta di vita. E ne sono felice», ha esordito Verratti. «Com’è il campionato? Competitivo. L’anno scorso, io ero in un’altra squadra, l’Al Duhail è arrivato secondo dopo essere stato a lungo in testa: l’obiettivo è quello di vincere la Doha Bank Stars League. Sa una differenza con l’Europa? Che qui se un giocatore sta in panchina non è scontroso e incazzato: qui si sorride lo stesso, la voglia di stare insieme e di giocare va oltre tutto. A Parigi la vittoria era diventata una cosa ormai scontata: qui ho rivisto qualcosa di “infantile”, la gioia di vincere, come quando si era bambini. La felicità. A Parigi ormai vincere era monotono, ripetitivo», ci ha tenuto a sottolineare.

L’ex Nazionale ha un sogno nel cassetto, quello di tornare a vestire la maglia del Pescara – club che lo lanciò nel grande calcio e del quale ha acquisito una parte delle quote -, magari in Serie A. «Sì, il desiderio è quello di fare anche solo un minuto in A col Pescara. Dobbiamo sempre darci l’idea di un obiettivo: magari lo realizzerò ora che sono co-presidente al 50%. Ecco, solo per il mio Pescara avrei fatto quel che ho effettivamente voluto fare: mi hanno dato tutto, volevo sdebitarmi col cuore”.», la sua ammissione.

Restando nell’ambito Pescara, il centrocampista si è anche soffermato sulla sue esperienza nel club ai tempi di Zeman: «Persona fantastica, quell’anno nessuno ci dava due lire. Eravamo giovani, sconosciuti, forti. Non esiste un allenatore migliore di lui per un giovane: mi trovò “la” posizione, un po’ l’avevo ricoperta con Di Francesco ma in maniera definitiva ci pensò Zeman».

E sul trasferimento al Psg: «Fu difficile per il fatto che mi ero conquistato quella cosa pazzesca nella mia città e dovevo lasciare appeso il sogno di giocare con la mia maglia del cuore in Serie A. Un giorno, prima di andare, presi da parte Sebastiani: “Io vado ma se tra sei mesi mi trovo male e non sono felice torno”. Arrivare in A col Pescara e non giocarci era dura per il Verratti ragazzino».

“Eravamo a un tavolo io, Leo, Paredes, Ney e Di Maria…»

Proprio a Parigi, Verratti, ha avuto l’opportunità di condividere lo spogliatoio con grandissimi campioni. Ecco un aneddoto:

«Ricordo una serata fantastica che divenne quasi magica. Siamo a Ibiza, Neymar viene da me e mi dice: “stasera saremo a cena anche con Leo Messi”. Così finiamo al tavolo io, Leo, Paredes, Ney e Di Maria. Parliamo e stiamo bene. E gli facciamo, si fa per dire, una testa così affinché venga a Parigi. Alla sera tardi ci salutiamo e il giorno dopo leggiamo che ci sono problemi fra lui e il Barcellona. Poi, nel primo pomeriggio Neymar mi chiama: “Marco, Leo viene da noi”. Incredibile: da averlo a cena ad averlo compagno di squadra. Serata magica. Neymar? Un ragazzo d’oro, generoso, umile, che dà il mondo alle persone alle quali vuole bene, ci sentiamo ancora. Come con Mbappé: ha fame, è competitivo e sono convinto che prima o poi vincerà il Pallone d’Oro».

E sul Psg odierno ha le idee chiare: «Vince senza stelle? Non è così, le stelle ci sono, le ha. Ha creato un grandissimo gruppo, pensano molto al collettivo, Luis Enrique è stato bravissimo. Vinceranno per anni e anni ancora. Ah, una cosa: scrissero che me ne andai dal Psg perché lo volle Luis Enrique. Falso: vi assicuro che risale a molto prima la mia chiacchierata con Nasser (El Khelaifi, ndr) in cui gli dissi che me ne sarei andato perché avevo voglia di nuovi stimoli. Siamo rimasti in grandi rapporti io e lui, persona super».

“Conte ha fatto un miracolo, Inter favorita per lo scudetto»

Il passaggio sulla nuova Serie A che si appresta a partire:

«Mi intriga molto Gasperini con la Roma. Gasp ha edificato una cosa grandiosa con l’Atalanta. Allegri? Spero faccia bene col Milan che qui è seguitissimo. Come allenatore ho un debole per Sarri: ha il suo stile e certi principi mi ricordano Zeman. L’idea di comandare il gioco e soprattutto un merito: quello di far crescere i giocatori, la cosa più preziosa che un tecnico possa dare. Il Napoli ancora da scudetto? L’anno scorso ha fatto davvero un miracolo: solo uno come Conte poteva riuscirci. Per me, comunque, l’Inter resta favorita, per i giocatori che ha, e se prende Lookman è ancora la più forte».

Infine, la rivelazione su quali sono i suoi progetti per il futuro. Ovvero prendere le redini del Pescara e portarlo in alto:

«Il presidente. Nella mia carriera ho visto un po’ di tutto, con Sebastiani credo si formi una coppia complementare: so, avendolo vissuto da dentro in ogni categoria, di cosa ha bisogno un calciatore. Sebastiani è stato forte e incredibile: ha resistito anche a momenti difficili. Ed è lì: per quello sono voluto entrare al 50% con lui nel Pescara, oltre che perché è la squadra che amo. Come gestirla? Io voglio che i nostri calciatori pensino solo a giocare. Perché per il resto c’è tutto. Poi, se andrà, come vorremmo, in A, magari coronerò quel sogno…».

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