Sul Foglio elogio del De Laurentiis in purezza, l’uomo che se ne frega del microcosmo in cui si muove
Di Malcom Pagani. Tante chicche: su Maurizio Costanzo, Alessandro Profumo, i suoi contratti cinematografici. Poiché siamo provinciali, segnaliamo anche l'elogio del Napolista

Gc Milano 28/07/2010 - presentazione calendari serie A stagione 2010-2011 / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis
Sul Foglio elogio del De Laurentiis in purezza, l’uomo che se ne frega del microcosmo in cui si muove
Il Foglio omaggia Aurelio De Laurentiis con un godibilissimo ritrattone a firma Malcom Pagani. Da leggere. Tre pagine di cui portiamo qualche chicca. Da bravi provinciali quali siamo, non possiamo non citare e riportare anche l’elogio del Napolista (di cui ringraziamo l’autore).
Il ritrattone si intitola: “La mano di Aurelio”.
Scrive Pagani:
Aurelio può essere insopportabile, ma è tutto tranne che sciocco. Ha litigato con tanti allenatori perché la spesa emotiva è intensa, il palco è stretto, gli ego si sfidano a singolar tenzone e il logorio è insito nel rischio di impresa. Ma sa cambiare idea e, se serve, anche verso al destino. La parola non gli piace. L’uomo, non sarebbe neanche utile sottolinearlo, è sempre artefice del proprio. E Aurelio lo ricorda anche a chi vuol bene.
Quando De Laurentiis aiutò Maurizio Costanzo dopo la P2
Quando trovano il nome di Costanzo nelle liste della P2, Maurizio, all’improvviso contrae la lebbra. I sodali spariscono. I miracolati voltano le spalle. La gente scappa a gambe levate. De Laurentiis lo cerca, lo consola e lo sostiene: “Chi mi aiutò a riemergere? Un mio grande amico, Aurelio De Laurentiis, che mi propose di fare un viaggio televisivo che avesse come tema l’amore. Partii con una piccola troupe. L’esperienza mi confortò. Andavo nelle piazze della provincia profonda e nessuno mi rinfacciava niente. Nessuno mi diceva un cazzo. Capii che avevano compreso e che mi stavano dicendo: ‘Annamo avanti’”. Aurelio lo ha sempre fatto.
Del microcosmo in cui, come scrive Paolo Sorrentino, “come ti muovi, vai a sbattere sempre contro le stesse persone che conosci da quando sei nato” Aurelio se ne frega. Un po’non lo conosce. Un po’ gli fa orrore.
Da leggere (non possiamo riportarlo tutto) il passaggio sul siparietto col giornalista abruzzese cui De Laurentiis disse di portare sfiga.
Pagani riporta una frase di Lucherini:
Enrico Lucherini lo aveva soprannominato “Momenti di boria”.
Un po’ di chicca sparse qua e là:
Aurelio che manda a fare in culo i colleghi presidenti e salta sul motorino del primo centauro che passa lasciando a favore di telecamera, sul suolo lombardo di una reunion milanese, frammenti che sarebbero piaciuti a Carmelo Bene: “Siete delle teste di cazzo, va bene? Voglio ritornare a fare il cinema, siete delle merde”. Aurelio che dà del trippone a Higuain: “Ha un chilo e mezzo in più che funziona come un mattone”. Aurelio che dissente dal Philip Roth dell’“abbiamo fatto ciò che abbiamo potuto con quello che avevamo” e mostra di voler andare oltre: “Il San Paolo è un cesso”. Aurelio che, severo ma giusto, racconta la pura verità a un giornalista che gli domanda se se la senta di promettere lo scudetto. Partenza tenue e conciliante con toni suadenti: “Per quanto riguarda la promessa posso dire che ci impegneremo per ottenere il massimo”, pausa teatrale e finale in crescendo. Un classico della dialettica delaurentisiana: “Le dico la verità, lei ha già vinto perché dodici anni fa stava nella merda. Lei nuotava nella merda dodici anni fa, glielo dico io”.
“Se Callejon e Mertens vogliono andare a fare le marchette in Cina perché sono strapagati e sono disposti a passare due o tre anni di merda, il problema è loro”.
Ricorda che il banchiere Alessandro Profumo cercò di dissuaderlo all’acquisto del Napoli.
I contratti cinematografici di De Laurentiis
Aurelio, che nei contratti cinematografici faceva accludere dai legali clausole apparentemente bizzarre – “L’opera è da considerarsi valida se durante la proiezione si verificano almeno tre boati in sala” – sa che il film del Napoli ha ottenuto più applausi di quanti anche il più ottimista tra gli ottimisti, Aurelio stesso, avrebbe mai potuto prevedere.
Infine l’elogio del Napolista:
Il Napolista, una piazza piena di intelligenza applicata al pallone, in questi anni con la penna felice di Massimiliano Gallo ne ha dipinto senza sconti carattere cangiante, asperità e contraddizioni. Ma l’ha lodato, quando le doti erano meritate, mettendo in evidenza una qualità che nella lettura superficiale del funambolo, nella concessione al colore più che alla sostanza, sottovaluta che per salire sul trapezio ci vuole preparazione. Aurelio non conosceva le regole del gioco e si è calato nella parte.