Lautaro a Como si è sentito piccolo, come l’Inter che ha buttato un campionato (Gazzetta)

Il Toro aveva gli occhi lucidi in panchina, anche se sabato prossimo potrebbe diventare il nuovo Milito. Niente festa per il momento, quella l'ha fatta il suo amico "Giuda" Lukaku.

Db Como 23/05/2025 - campionato di calcio serie A / Como-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Lautaro Martinez -Denzel Dumfries

Lautaro Martinez non è sceso in campo nel match tra Como e Inter dell’ultima giornata di campionato; ha vissuto quindi dalla panchina la vittoria amara dei nerazzurri, che nonostante il risultato positivo, non sono riusciti a festeggiare il 21esimo scudetto. Ma il club e l’attaccante argentino avranno modo di riscattarsi sabato prossimo, nella finale di Champions contro il Psg.

Niente festa per Lautaro a Como: ora il Toro pensa alla finale di Champions

La Gazzetta dello Sport scrive:

La promessa di Lautaro, tra il dolore e il riscatto, la rabbia e l’orgoglio. E chissà, la delusione (che passa) e l’ossessione (che diventa gioia). Quegli occhi hanno fatto il giro del mondo. Erano lucidi, al confine con lacrime che non sono mai scese eppure erano lì sotto, pronte a esplodere. Sabato Lautaro può diventare un po’ Jair, un po’ Mazzola, un po’ Milito. Può diventare tutto anche se a Como, per qualche secondo, si è sentito piccolo così. Perché la verità è che il capitano ci credeva ancora, in tribuna c’era pure la moglie Agustina, la speranza – che andava oltre la ragione – di uscire dal campo con un altro scudetto c’era, c’era eccome. E invece in pochi secondi gli è passato davanti il film di un campionato buttato, dilapidato, sprecato, perso più volte. E lì vicino, vicino allo sconforto, c’era anche la rabbia per aver vissuto solo da spettatore le ultime giornate. Specie la penultima, contro la Lazio.

Niente festa, allora. La festa la fanno gli altri. La fa Lukaku, beffa delle beffe, nella città dove il Toro si è sposato, matrimonio al quale invitò Romelu, giusto un paio di settimane prima del tradimento. Ora il Toro non ci sta più, però, ad arrivare secondo. La chiamano mentalità vincente. Ma che cosa conta di più, adesso? Conta solo staccare e ripartire. Non è un caso che Inzaghi abbia scelto di piazzare due giorni di riposo tra Como e il primo allenamento con vista finale. È stato un modo, condiviso con tutta la squadra, di mettere molte ore tra un momento e l’altro, come per stabilire i confini dei due stati d’animo, così da smaltire la delusione. 

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