De Rossi: «Mia mamma è comunista così. Una volta mi disse: “Sei ricco, devi pagare più tasse” e attaccò»
Al Corsera: «Mi hanno detto di tutto, mi chiamavano “Capitan birretta”, che avevo un tatuaggio nazista, che nascondevo una cicatrice da coltello sul volto»

Dc Roma 25/08/2024 - campionato di calcio serie A / Roma-Empoli / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: Daniele De Rossi
Daniele De Rossi si racconta ad Andrea Di Caro sul Corriere della Sera. Si parte ovviamente dal suo esonero alla Roma arrivato dopo pochi mesi dal contratto, ma che era successo?
«Non deve chiederlo a me. Avevamo impostato un progetto di lungo periodo. Nella mia testa c’era l’idea di crescere insieme a una squadra giovane e alcuni giocatori più esperti con l’obiettivo di lottare per lo scudetto nel 2027, l’anno del centenario. E invece…».
E invece la sua stagione è durata appena quattro partite e tre punti.
«So che nel calcio senza i risultati il tempo non te lo dà nessuno, ma tutto è stato accantonato davvero troppo presto. Le stagioni ormai cominciano a metà agosto, noi abbiamo fatto il ritiro con 16 ragazzi della Primavera, il mercato aperto e la squadra ancora tutta da costruire. Gli ultimi 4-5 acquisti li ho allenati solo per pochi giorni».
Leggi anche: L’accentratrice Souloukou ha cacciato De Rossi perché troppo amico dei calciatori
Cosa rimprovera ai Friedkin? «Forse di non avermi parlato prima di prendere una decisione così drastica. E anche io avrei dovuto alzare più spesso il telefono visto il rapporto che avevamo. Ma li continuo a ringraziare perché mi hanno concesso di allenare la squadra del mio cuore. La decisione finale di esonerarmi l’hanno presa loro, ma credo sia stata tanto indirizzata, anche con versioni non rispondenti al vero, da chi oggi non c’è più. E non ha lavorato per il bene della Roma».
De Rossi: «Conte è ossessionato dalla vittoria»
Riassuma il suo calcio in tre concetti. «Capacità di fare gli uno contro uno in ogni zona del campo, coraggio e un’organizzazione che consenta di dominare il gioco».
I tecnici che l’hanno influenzata di più? «Spalletti, Luis Enrique e Conte, ossessionato dalla vittoria».
Ma non c’è solo calcio, c’è anche tanta vita personale nel racconto di Daniele. La sua famiglia con la mamma comunista
«Non è comunista, è “comunista così”, per dirla alla Mario Brega nel film di Verdone. Anni fa sui social insisteva sulla necessità di aumentare le tasse ai ricchi per salvaguardare le classi meno abbienti. Le ho telefonato: “Mamma calma con questi post, lo sai che hai un figlio milionario?”. E lei: “E allora paga!” e ha attaccato».
La sua vita con sua moglie l’attrice Sarah Felberbaum e quella precedente con il primo matrimonio con Tamara Pisnoli.
«Ci siamo sposati troppo giovani e troppo in fretta. Ai calciatori consiglio di non sposarsi, fare figli e comprare case subito.Ma lo dico anche a mia figlia. A 20 anni non si ha l’esperienza per scegliere la persona della propria vita o per essere genitori. Posto che i matrimoni possono fallire anche se ti sposi a 40 anni».
Da giocatore su di lei sono girate anche tante leggende metropolitane.
«Hanno detto di tutto, descrivendo una vita di eccessi: che portavo la barba per coprire una cicatrice da coltello sul volto; che abusavo di alcool chiamandomi “Capitan birretta”, quando è tanto se ne bevo una insieme alla pizza; che la manica lunga della maglia nascondeva un tatuaggio nazista… Figurarsi: mia madre di estrema sinistra mi avrebbe tagliato il braccio. Oggi posso riderci, pensando a quanto queste bugie non siano più di attualità, ma quando ti toccano nel presente, temi che possano diventare un marchio. E mi chiedo sempre, ma chi è stato il primo a inventarsi queste cazzate? Chi ti odia così tanto? E perché la gente le diffonde senza scrupoli? Bisogna avere la forza di stoppare certe catene: io ce l’ho. Lo stesso vale con le chat dei telefonini: il tasto inoltra lo definisco il tasto degli infami».