Battocletti: «mi sono ritrovata nei principi del Corano, mai sentito il bisogno del velo»

A La Stampa: «Da piccola chiedevo il permesso a mamma anche per bere una Coca Cola. Essere musulmani è considerato restrittivo, mi sono ritrovata nei principi del Corano»

Battocletti

Italy's athlete Nadia Battocletti celebrates after winning the women's 10000m final during the European Athletics Championships at the Olympic stadium in Rome on June 11, 2024. (Photo by Anne-Christine POUJOULAT / AFP)

Nadia Battocletti è quasi un mito. Medaglia d’argento nei 10000 metri piani ai Giochi olimpici di Parigi 2024, campionessa europea dei 5000 e dei 10000 metri piani a Roma 2024. In particolare, ha polverizzato il record italiano dei 3000 metri nella Diamond League in Marocco, stabilendo un nuovo record con 8’26″2. A La Stampa racconta della sua vita da precisa, concentrata e studiosa che non ha mai fatto pazzie: «Studio, corro, pianifico, controllo senza stress. Anche in gara: chi c’è c’è. Follie…Oddio, adesso non ne avrei il tempo ma mai saltato scuola, mai andata a una festa senza avvertire, chiedevo a mamma il permesso per la Coca Cola». 

È allenata da suo padre Giuliano Battocletti, ma nella sua vita c’è anche la mamma Jawhara Saddougui, ex ottocentista in Marocco: «Mia madre sa fare passi indietro e comunque si confrontano, le due voci non si sovrappongono, si integrano. Mamma mi tranquillizza e mi dà forza, il Campaccio è il suo urlo: “Credici”. Si sono separati dieci anni fa, per me fanno sempre squadra». 

È musulmana come lei. «Per sposarsi papà si è convertito e io sono cresciuta in una casa di fede islamica, questo credo è  percepito spesso male, storpiato, anche dai musulmani. Viene considerato super restrittivo e forzato: le regole esistono, ma nel Corano sono poche, parliamo di dettami per stare bene. Non mangiare il maiale perché non è puro, è scientifico».

Da bambina era strano essere musulmana a Trento? «No, con me in classe 24 bimbi e 5 o 6 musulmani. Le maestre brave a non mettere accenti sulle differenze anche se non andavamo a catechesi. Tutto naturale, anche le donne con il velo in Marocco, quando si andava a trovare i parenti».

Ha pensato di portare il velo? «No, mai sentito il bisogno. Davvero, non ci sono divieti o giudizi. Mai mia madre mi ha impedito di festeggiare il Natale. Da grande mi sono ritrovata nei principi del Corano e negli ultimi quattro anni solo l’ho vissuto con più convinzione». 

La nazionale multiculturale è un fattore assorbito dalla nostra società? «Noi non ce ne rendiamo conto, per me Simonelli è Lollo, non un ostacolista nato in Tanzania e Dosso è Za, semplicemente un’amica, come Larissa…Capisco che siamo lo specchio di un cambiamento e l’argomento tra noi esce. A tavola, scorri i social e vedi i commenti sulla staffetta: invece dei tempi parlano della pelle. C’è ancora chi sparge idiozie»

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