Aprilia, Jorge Martin conferma: «Ho deciso di liberarmi per il 2026»

La notizia era nell'aria: «Sono sempre stato onesto con Aprilia, ho apprezzato la moto, il team e lo sforzo di tutte le persone che fanno parte del progetto»

Jorge Martin

Lusail 13/04/2025 - gara Motogp / foto Psnewz//Image Sport nella foto: Jorge Martin

La notizia era nell’aria da un paio di settimane, adesso è arrivata anche la conferma ufficiale: Jorge Martín lascerà l’Aprilia al termine del 2025. Lo farà esercitando una clausola all’interno del suo contratto, che gli consentirà di legarsi al miglior offerente in vista della prossima stagione di Moto Gp. Ad annunciarlo è stato lo stesso campione del mondo in carica – vittima quest’anno di due gravi infortuni – tramite un comunicato.

Il comunicato di Jorge Martin

“Mi piacerebbe condividere con tutti gli appassionati/e, i media e le persone che seguono la mia carriera una spiegazione chiara sulla mia situazione con Aprilia”, esordisce Martin.

Poi la nota prosegue:

“In nessun momento ho violato il contratto. Quando lo abbiamo firmato, ho concordato con Aprilia che, se non si fossero verificate determinate circostanze, mi sarei riservato il diritto di decidere il mio futuro per il 2026. Questa fu una condizione essenziale per accettare la proposta di contratto che mi offrivano in quel momento. Quando l’anno scorso ho preso la decisione di cambiare marca, una delle mie premesse era avere la possibilità di provare la moto in circostanze reali e comprendere la sintonia con il team e la sua metodologia di lavoro. In questo modo potevo sentirmi a mio agio firmando per due anni invece di uno, e per questo includemmo tale condizione.

Di fronte alla situazione di dover prendere una decisione a una data che mi è stata stabilita da contratto, ho deciso di esercitare il mio diritto a liberarmi per la stagione 2026. L’ho sempre fatto con rispetto, in modo chiaro e con l’unica intenzione di prendere il controllo sul mio futuro come sportivo professionista. Purtroppo, le circostanze accadute come conseguenza delle cadute, sebbene sia vero che non influiscono su quanto accordato, hanno comunque condizionato questa fase. È per questo che sono sempre stato aperto al dialogo con Aprilia per estendere questo periodo a un numero determinato di Gran Premi a partire dal mio ritorno alla competizione. Tutto ciò con l’obiettivo che entrambe le parti potessero darsi una seconda opportunità e sentirsi a proprio agio prima di prendere una decisione in vista del 2026. Sono sempre stato onesto con Aprilia, ho apprezzato la moto, il team e lo sforzo di tutte le persone che fanno parte del progetto.

L’unica cosa che chiedo è che si rispetti la mia volontà e lo spirito di ciò che abbiamo concordato a suo tempo con Aprilia. Non c’è conflitto né rimproveri. Voglio solo poter guardare avanti con chiarezza, dopo aver passato momenti molto difficili e una lesione molto grave, e continuare a dare il meglio di me dentro e fuori dalla pista. Grazie a tutti per la comprensione e il rispetto. Jorge Martin”.

Qualche giorno fa, i colleghi di Marca parlavano di Honda come probabile prossima destinazione di Jorge Martin. Staremo a vedere.

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Melandri: «Con Rossi eravamo uniti. Poi è arrivato in MotoGp, abbiamo iniziato a lottare e sono successe tante cose»

Marco Melandri e Valentino Rossi erano molto amici. Tanti anni in MotoGp insieme che però hanno cambiato il loro rapporto. Si conoscevano fin da piccoli, ma lottare per la MotoGp li ha allontanati. A raccontarlo lo stesso Melandri che in una intervista a Moto.it dice:

«In realtà non ho alcun rapporto con Valentino. Nel senso che non ci siamo praticamente più rivisti. Con quasi tutti ho avuto un buon rapporto, anche con Max Biaggi ci scriviamo di tanto in tanto, con Loris Capirossi ho sempre avuto un ottimo rapporto. Con Valentino Rossi siamo stati molto amici da bambini e lo siamo rimasti fino al mio arrivo in MotoGP. Diciamo che, per forza di cose, le nostre strade si sono separate , perché quando l’obiettivo è lo stesso e ci si trova nello stesso posto, è una cosa abbastanza normale».

Melandri: «A volte Rossi dormiva a casa mia. Poi è arrivato in MotoGp»

L’italiano aggiunge che «poi, per qualche motivo, non abbiamo più avuto nessun contatto. Quindi io vado per la mia strada e lui per la sua. Se ci vedessimo, non avrei problemi o rancori verso nessuno, perché ho capito che il passato è passato e il futuro è futuro. Ho sempre cercato di separare le cose tra la vita privata e lo sport. Il fatto che fossimo amici prima forse rendeva difficile separare le cose, ma con il tempo tutto guarisce».

Marco Melandri è nato nel 1982 e Il Dottore nel 1979. «Eravamo ancora molto piccoli, prima ancora di essere promettenti piloti di minimoto, andavamo spesso insieme alle gare, lui veniva con me. Una volta, quando avevo la febbre, mio ​​padre andava da Ravenna a prendere Valentino a Cattolica e lo portava a girare a Forlì, poi lo riportava a casa, io non ci andavo. Altre volte veniva a dormire a casa mia, oppure per il suo 14° compleanno stavamo a casa sua, a volte stavo io con lui.

Quando ha iniziato a girare con la Cagiva, andavo a trovarlo. Siamo sempre stati molto uniti, avevamo tante passioni in comune. Le prime volte che giravamo, andavamo insieme per provare, per capire come si faceva il flat track, come funzionava. Poi ha visto che ero appassionato di musica, e ha iniziato ad appassionarsi un po’ anche lui, oppure a Imola nel 1998 gli ho detto: ‘Adesso voglio tingermi i capelli’ con i colori della bandiera italiana’, e lo hanno fatto anche lui e Uccio. Eravamo più o meno sulla stessa lunghezza d’onda».

Poi è arrivata la Motogp e sono arrivati i guai:

«Quando sono arrivato in MotoGP, proprio quando lui stava per partire per la Yamaha, dove poi ha preso il mio posto, era una situazione particolare, perché rischiavo di restare senza moto. Dentro di me pensavo: ‘Capisco gli interessi e tutto il resto, ma devo guadagnarmi da vivere’. Se siamo davvero amici… da lì in poi sono iniziate a succedere un sacco di cose. Quando ho iniziato a lottare contro di lui, c’era il suo potere mediatico che attaccava tutti, e forse in quel momento non ero ancora abbastanza forte per sopportarlo».

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