Raphinha poteva scomparire dal mondo del calcio, ora può vincere il Pallone d’oro (Guardian)
Per il quotidiano, il sentiment dei catalani dipenderà da stasera e in generale dalla Champions. Ma la storia dell'attaccante "è straordinaria, dimostra il valore delle seconde possibilità"

Barcelona's Brazilian forward #11 Raphinha (L) celebrates scoring his team's fourth goal, with Barcelona's Polish forward #09 Robert Lewandowski and Barcelona's Spanish forward #19 Lamine Yamal (R) during the Spanish league football match between Real Madrid CF and FC Barcelona at the Santiago Bernabeu stadium in Madrid on October 26, 2024. (Photo by OSCAR DEL POZO / AFP)
Di Raphinha, oggi, si parla come di uno dei protagonisti della Champions League 2024-25 e addirittura di un papabile vincitore del prossimo Pallone d’oro. Eppure, come racconta un lungo e lucido profilo pubblicato dal Guardian, la chiave per capire il brasiliano non sono i gol, ma la somma dei suoi errori: in questa edizione della Champions – spiega il quotidiano – ha mancato la porta 32 volte, il 73% dei suoi tentativi. Di fatto è un giocatore che si è costruito sbagliando. Nel 2024 il Barcellona voleva cederlo e dalla Saudi Pro League erano arrivate offerte concrete. Poi ci ha pensato Flick (Raphinha addirittura aveva pensato di lasciare il calcio ndr) Raphinha aveva anche pensato di lasciare il calcio. Poi, però, è arrivato Hansi Flick. L’allenatore tedesco gli ha chiesto di restare. Risultato: 12 gol in Champions.
Raphinha un giocatore rinato, possibile vincitore del Pallone d’oro (Guardian)
Il quotidiano inglese prosegue così:
“Nonostante tutto, Raphinha è un giocatore che ha bisogno di un ambiente stabile e di supporto in cui lavorare. Non possiede l’incrollabile e messianica fiducia in se stesso di Kylian Mbappé o Erling Haaland. Non ha brillato nelle giovanili; ha invece sopportato numerosi rifiuti ed è partito per l’Europa senza aver giocato una partita da professionista in Brasile. La sua brutale onestà senza filtri e il suo tiro instancabile e senza filtri sembrano scaturire da una radice comune: un fatalismo innato, l’accettazione che nessuno di noi può in definitiva sfuggire al fallimento, che ciò che conta è come reagiamo. C’è stato un momento, verso la fine della finale di Coppa del Re di sabato contro il Real Madrid, che sembrava incarnare questo concetto. […]
Parlare del Pallone d’Oro, per il quale è il favorito dei bookmaker, è probabilmente un po’ esagerato. In assenza di un torneo internazionale importante quest’estate, la vittoria dipenderà probabilmente dalla vittoria del Barcellona in Champions League, nel qual caso il sentiment potrebbe finire per far propendere per Pedri, Lamine Yamal o Robert Lewandowski. […]
È, tuttavia, una storia straordinaria. Un giocatore che fino a poco tempo fa avrebbe potuto essere scomparso dal calcio europeo, forse persino da tutto il calcio, ha finalmente trovato il suo posto. In questo risiede una lezione sul valore delle seconde possibilità, della perseveranza, di una gloria che va oltre i bilanci e i numeri puri”.