Il club avrebbe già contattato l’entourage dell’inglese ma “non ha ancora presentato un’offerta ufficiale al City”

Kyle Walker ha scosso il Manchester City chiedendo di andarsene dal club e il Milan è alla finestra con l’obiettivo di ingaggiare il difensore. Lo ha annunciato Pep Guardiola dopo la vittoria in Fa Cup contro il Salford City. Secondo il Times, “il Milan è una delle squadre interessate a ingaggiare Walker“. Il club avrebbe già contattato l’entourage dell’inglese ma “non ha ancora presentato un’offerta ufficiale al City“.
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Walker è un obiettivo del Milan
La forma di Walker, dopo aver dominato durante l’era Guardiola, è drasticamente calata. «Ora nella sua mente vorrebbe esplorare un altro paese nei suoi ultimi anni, per molte ragioni. E per questo motivo preferisco far giocare altri giocatori che hanno la mente qui. Tutto qui».
Il Times crede che Walker “non sia favorevole a un trasferimento in Arabia Saudita”, più intrigante un trasferimento in Italia, al Milan più probabilmente“.
Pioli: «Quando al Milan era finita? In Europa League, ero sicuro di passare ma i ragazzi fecero poco»
Stefano Pioli è ora allenatore dell’Al Nassr, il club dove milita Cristiano Ronaldo. L’ex tecnico del Milan ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha raccontato la sua nuova vita e il suo addio con i rossoneri.
Pioli, com’è la sua vita a Riad?
«È quella regolare di un professionista: dalle 7.30 alle 16.30 al campo d’allenamento, quando il caldo arrivava a 45°. In questo periodo, al mattino. Al venerdì terminiamo entro le 11 per rispettare le funzioni religiose. Vivo in un compound ben attrezzato, a una trentina di km dal nostro centro sportivo, con mia moglie, mio figlio e il mio staff. Giochiamo a padel, a bowling, esploriamo i ristoranti etnici della città. A parte il traffico, tutto bene».
Quando ha capito che al Milan era finita?
«C’è stato un momento preciso: ritorno dei quarti di Europa League, Roma-Milan, all’Olimpico. All’andata avevamo perso 1-0. In spogliatoio, prima del match feci un discorso da pelle d’oca, uno dei miei più sentiti di sempre. Ero sicuro di passare. Invece alla squadra non arrivò nulla e in campo fece poco. Lì mi accorsi che quello che davo non bastava più. L’empatia si era guastata».
Rimpianti? Rimorsi?
«Nessuno. Per me, esiste un solo metro per valutare un’avventura professionale: valutare la squadra come l’ho trovata e come l’ho lasciata. Tutto ciò che è accaduto in mezzo, di buono e di cattivo, fa parte del percorso e va accettato».