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Sorrentino: «Il Napoli di Conte? Vorrei lo spettacolo oltre al risultato»

Ad As: «Maradona ha rappresentato una figura profana e allo stesso tempo sacra, perciò i napoletani lo amano così tanto».

Sorrentino: «Il Napoli di Conte? Vorrei lo spettacolo oltre al risultato»
Italian filmmaker Paolo Sorrentino attends the Italian Serie A football match between SSC Napoli and Fiorentina on May 7, 2023 at the Diego-Maradona stadium in Naples. - Napoli makes their first appearance in front of their home fans on May 7 since becoming Italian champions for the first time since 1990 when they host Fiorentina. (Photo by Carlo Hermann / AFP)

Vincitore del Premio Oscar nel 2014 con “La grande bellezza”, il regista Paolo Sorrentino ha rilasciato quest’anno il nuovo film “Parthenope” legato alla sua città natale, Napoli. L’intervista ad As.

Sorrentino: «”Parthenope” insegna l’importanza di voltare pagina. Dopo l’Oscar il lavoro è diventato meno stimolante»

Cosa volevi trasmettere con Parthenope?

«Il tentativo è quello di raccontare la sensazione impalpabile dello scorrere del tempo, attraverso la lunghezza della vita di una persona, tra amori perduti, impossibili o raggiunti, passando per la storia di Napoli negli anni ’60 e’ 70. Parlare di come ci relazioniamo con il tempo che passa, di come ci lasciamo trasportare dalla vertigine della giovinezza, di come percepiamo che la vertigine finisca e l’idea di responsabilità ci attacchi, che svanisca man mano che tendiamo ad invecchiare».

Parthenope “non si guarda indietro nemmeno per avere un impulso in più”:

«Volevo sottolineare una capacità che tutti noi abbiamo. È vero che a volte rimaniamo bloccati nel passato e nella malinconia, ma abbiamo anche l’enorme capacità di voltare pagina, di lasciare il dolore alle spalle o, almeno, di far finta che non sia importante. Alla fine, siamo tutti riusciti a rinascere nel mondo. Questa idea può trasmettere un valore positivo allo spettatore: il passato può essere superato, non è mai definitivo. Non dovrebbe rallentarci».

Come è cambiato il tuo lavoro dopo aver vinto l’Oscar?

«E’ diventato meno eccitante. Quando ho iniziato, sembrava un sogno poter vivere di questo, ero pieno di dubbi, e questi hanno alimentato la mia volontà di andare avanti. Ottenere riconoscimenti importanti toglie i tuoi dubbi, ma allo stesso tempo toglie la tua motivazione. Dopo l’Oscar, ho attraversato momenti difficili: ho perso la spinta iniziale, ho trovato il mio lavoro meno interessante. Poi ho trovato nuove motivazioni». 

In Spagna, precisamente al Santiago Bernabéu, ha avuto luogo il suo incontro con Maradona. Alcuni dicono che, dopo l’ultimo Mondiale, Messi lo abbia superato…

«I napoletani sono insensibili a queste cose. Non parlano di Diego solo per le sue capacità sportive. Anche i giocatori migliori saranno in grado di arrivare ai suoi livelli e non cambierà nulla. Diego ha rappresentato un evento e un avvento: una figura perfetta arrivata a Napoli. Così profano, così umano anche dal punto di vista fisico… E, allo stesso tempo, una figura sacra. I napoletani impazziscono per le figure che mescolano sacro e profano».

Ha detto che è commosso dall’immagine di Diego circondato dagli avversari contro il Belgio: ci sono gesti sportivi che ti hanno commosso nel corso degli anni?

«Molti. Ad esempio, quando ho visto per la prima volta Jorginho tirare un rigore con il suo saltellino. Poi è diventato prevedibile, ma non avevo mai visto niente di simile, era bellissimo».

E ti commuove il Napoli di Conte?

«Come spettatore, cerco lo spettacolo e non solo il risultato, quindi non ancora. Ma spero di riuscirci presto». 

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