Franco Baresi: «Il mio braccio alzato? Aiutavo i guardalinee, ero come il Var. Il più forte? Maradona»
Intervista al Times: «Mai mandato in porta un avversario con un mio passaggio. Oggi si costruisce sempre da dietro ma il calcio è anche ritmo»

1991 archivio Storico Image Sport / Milan / Franco Baresi / foto Aic/Image Sport
Franco Baresi intervistato dal Times.
L’intervista comincia così:
Quasi 20 minuti dopo, Franco Baresi si ferma a metà frase, sorride e dice: «Ti sto dando una lezione di uno contro uno in difesa».
«Ho giocato con alcuni giocatori straordinari».
La sua visione è sempre la stessa: «Il cervello è l’abilità più importante di tutte».
Anche se il calcio è cambiato.
«Devi avere tutto per essere un difensore moderno, oggi sono richieste diverse qualità. C’è l’abilità fisica e poi l’abilità tecnica, perché le squadre nel calcio moderno costruiscono il loro gioco dai difensori, quindi è essenziale essere tecnicamente perfetti e fisicamente forti, ma l’abilità più importante di tutte è essere intelligenti. Devi avere un cervello».
Franco Baresi e il gioco che parte sempre dalla difesa
Il Times descrive
Baresi come meno entusiasta delle squadre che esagerano con la costruzione da dietro. Una tattica che è diventata sinonimo di calcio progressivo, di possesso ma che, a suo avviso, rasenta il monotono. «Uscire con la palla dalla difesa si vede ovunque ora, ogni squadra lo fa, ma il problema è che devi essere abile per farlo, devi avere il controllo del pallone».
«Influisce sul ritmo, rallenta il gioco, e quindi riduce la qualità del gioco per la gente che guarda. Il gioco è sempre più lento, meno divertente. Forse hai più controllo ma il calcio deve avere ritmo».
Quando il giornalista gli chiede se abbia sbagliato un passaggio mandando in porta l’avversario, Franco Baresi risponde in inglese: «Never». Mai.
«Ho fatto vincere i miei allenatori. Uno di questi allenatori era Capello, che aveva poca pazienza con i difensori. Capello parlava di sicurezza prima di tutto, ci ha detto sempre di essere sempre concreti. Certo dovevamo essere bravi a costruire l’attacco ma la cosa più importante era sempre essere attenti e attenti».
Baresi parla del fuorigioco.
«Sacchi ha introdotto la difesa alta perché c’erano alcuni grandi vantaggi e perché era nuova, quindi gli avversari non avevano capito. Ora la difesa alta è tornata di moda. È un rischio ma è tutta una questione di tempismo, sapere quando rischiare e quando non rischiare, perché è facile approfittare di un errore».
Baresi è diventato sinonimo di organizzatore di quella linea di fuorigioco del Milan, con il braccio alzato, per dare indicazioni.
«Stavo solo aiutando il guardalinee. Ero come il Var oggi». Un Var ante litteram.
Baresi guarda le fotografie di un libro che celebra i 125 anni del Milan.
«Rivera, Van Basten, Gullit, Rijkaard, Maldini, Savicevic, Weah, Baggio, Donadoni. Non male». Il più forte contro cui ha giocato? «Facile. Maradona. Anche con la nostra difesa, sapevamo che era l’unico giocatore che poteva cambiare qualsiasi partita in qualsiasi momento».