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Il sindaco Manfredi: «Cari napoletani, siate meno napoletani. Basta stereotipi, siete molto meglio di così»

Al Fatto: «Questa casacca finisce con l’essere una camicia di forza. Nella realtà i napoletani sono più disciplinati e soprattutto più produttivi».

Il sindaco Manfredi: «Cari napoletani, siate meno napoletani. Basta stereotipi, siete molto meglio di così»
Portrait of Gaetano Manfredi, mayor of the Naples. Salvatore Laporta/KONTROLAB

Il sindaco Manfredi: «Cari napoletani, siate meno napoletani: basta folclorismo scontato e posticcio». Intervista napolista in purezza del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi al Fatto quotidiano. E stavolta non possiamo che applaudire. L’intervista è firmata da Antonello Caporale.

Appena prima dei saluti chiedo al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi: lei come vorrebbe i suoi concittadini, come li immagina?

Il sindaco Manfredi: «Vorrei che fossero meno napoletani».

I napoletani non devono comportarsi troppo da napoletani. Questa sì che è nuova.

«Non devono sentire su di sé il peso dello stereotipo del napoletano vociante, chiassoso, inconsistente, quasi per il dovere di rispettare il prototipo. Nella realtà i napoletani sono molto meglio: più organizzati, più logici, più creativi, anche più disciplinati e soprattutto più produttivi».

Di lei sa cosa pensano i napoletani? Che forse è il sindaco più algido della storia della città. Un accademico lontano dalla piazza, un ingegnere razionalista che ha ripulsa degli abbracci, che sorride poco, che sente l’ammuina come un fastidio e non come il senso del cuore battente della città.

Il sindaco Manfredi: «Questa descrizione non mi convince. Anzitutto non soffro di superbia, non mi sento presuntuoso, cerco anzi di essere alla mano, disponibile, pari tra pari. Soffro e gioisco come tutti, ho l’ansia, le paure e prendo anche gli spaventi».

I campi flegrei che ribollono le mettono paura?

«Sono spaventato anch’io ma serve respingere la forza innaturale delle sensazioni e farsi guidare dalla ragione. Sono un illuminista, ho fede nella ragione. E la ragione dice che siamo dentro un contesto geologico gestibile, sostenibile».

La pancia di Napoli si gonfia, borbotta, atterrisce perché il bradisismo è come fuoco che arde sotto i piedi della città. E poi c’è il Vesuvio, il terrore di un’eruzione disastrosa. Come si fa ad essere tranquilli?

«Non si deve essere tranquilli, si deve però sapere – per esempio che il massimo teorico (sottolineo teorico) della scossa nei campi flegrei, secondo le fonti scientifiche più accreditate, è che arrivi fino al quinto grado Richter. Noi l’abbiamo avuta al 4,4 e dunque è ragionevole pensare che già il massimo sia stato toccato».

Chiede ai napoletani di non fare i napoletani.

«No. Chiedo solo di non indossare la casacca figlia di un folclore scontato, ormai posticcio. Si trasforma in una camicia di forza».

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