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Rugby, Lamaro: «In Galles ci sono state situazioni indegne di un Paese ospitante»

Alla Gazzetta: «Durante il riscaldamento, ci hanno detto di rientrare negli spogliatoi 15’ prima degli inni, ben in anticipo rispetto al solito. Abbiamo obbedito. Salvo vedere i gallesi in campo almeno 5’ più di noi»

Rugby, Lamaro: «In Galles ci sono state situazioni indegne di un Paese ospitante»
Italy's hooker Giacomo Nicotera (R) stops the ball shot by Wales' wing Rio Dyer (L) during the Six Nations international rugby union match between Wales and Italy at the Principality Stadium in Cardiff, south Wales, on March 16, 2024. (Photo by Geoff Caddick / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE. Use in books subject to Welsh Rugby Union (WRU) approval.

Rugby, Lamaro: «In Galles ci sono state situazioni indegne di un Paese ospitante»

L’Italia del rugby ha disputato un torneo Sei Nazioni che ha portato a importanti risultati storici. L’ultimo, la vittoria sul Galles.

La Gazzetta dello Sport ha intervistato il capitano Lamaro.

Mitch, che significato ha tutto questo?

«Soddisfazione e orgoglio sono grandi. Ma restiamo coi piedi per terra, sapendo che va considerato l’inizio di un percorso».

Quanto vale questa squadra?

«Ripeto: così come in ottobre non ci avevano definito i due flop in chiusura del Mondiale, non ci devono definire i tre risultati utili di questo Torneo».

Ma il passo in avanti è netto.

«Certo. Nel recente passato certi successi potevano essere considerati estemporanei. Ora la realtà è diversa, anche se ancora non credo che potremmo essere competitivi contro chiunque».

Rugby, Lamaro: «I margini di miglioramento sono tanti»

Cosa fare per colmare il gap?

«Dobbiamo essere all’altezza anche giocando male. Nel Torneo, Irlanda a parte, abbiamo dimostrato che il nostro livello medio s’è alzato. Ma i margini in attacco, per esempio, sono ampi».

Dopo il match ha parlato di “mancanza di rispetto” nei vostri confronti: a cosa si riferiva?

«In Galles ci sono state diverse, piccole situazioni spiacevoli, indegne di un Paese ospitante».

 Per esempio?

«In settimana ci hanno bombardato di “Son bravi, ma non si illudano: a Cardiff non si passa”. Poi, durante il riscaldamento, ci hanno detto che avremmo dovuto rientrare negli spogliatoi 15’ prima degli inni, ben in anticipo rispetto al solito. Abbiamo obbedito. Salvo vedere i gallesi in campo almeno 5’ più di noi».

Altro?

«Ai nostri accompagnatori sono stati riservati biglietti in curva: Martina, la mia fidanzata, è finita ad altezza prato e ha visto poco o nulla. E nessuno, contrariamente a quello che accade abitualmente, è stato ammesso al terzo tempo. Come ho detto: piccole cose. Quanto basta per pensare che anche da questo punto di vista abbiamo ancora strada da fare».

 Intanto, dato a Quesada quel che è di Quesada, il processo che ha portato qui ha radici che affondano nel tempo.

«A circa quattro anni fa. Franco Smith, con coraggio, ha dato il la a un necessario cambio generazionale, responsabilizzandoci molto. Poi Kieran Crowley ha sviluppato il progetto. Gonzalo ora conta su un gruppo solido».

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