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Lo scandalo è il marketing vincente di Nike: «Si sono presi la Germania per far male all’Adidas»

Il Telegraph: la maglia “blasfema” dell’Inghilterra sta vendendo tantissimo, “il più grande crimine nel marketing è essere noiosi. E l’unica cosa di cui non puoi accusare Nike è di essere noiosa”

Lo scandalo è il marketing vincente di Nike: «Si sono presi la Germania per far male all’Adidas»

Come era facile da prevedere la contestatissima maglia della nazionale inglese con la croce di San Giorgio in sacrilego tono multicolore sta andando a ruba. Costa la bellezza di 125 sterline, e Nike gongola. Lo scandalo fa pubblicità, anche se secondo il Telegraph in questo caso il putiferio ultraconservatore “sembra essere stata più una stronzata che una cospirazione fatta apposta, in ogni caso difficilmente avrebbe potuto funzionare meglio se Nike l’avesse orchestrata”.

“Non sarebbe però stata la prima volta che l’azienda americana si proponeva di suscitare scalpore con quella che chiamerebbe responsabilità sociale d’impresa. Fa assolutamente parte del loro Dna – dice al Telegraph Tim Crow, consulente di marketing sportivo che ha lavorato con Nike per decenni. “Il più grande crimine nel marketing è essere noioso. E l’unica cosa di cui non puoi accusare Nike è di essere noiosa. Tendono a fare regolarmente cose che puoi descrivere come interessanti o controverse”.

Un ex dirigente dell’azienda, che non ha voluto essere nominato, aggiunge: “Nike non ha paura di avere un punto di vista su questioni che vanno oltre il suo semplice prodotto o il suo ruolo come marchio sportivo”.

Nike, per esempio, ha cavalcato tutta la enorme questione di Colin Kaepernick, facendone uno dei volti delle pubblicità che celebravano il 30esimo anniversario del suo slogan “Just Do It”. “La loro convinzione – dice Crow – era che il loro pubblico target sarebbe stato dalla parte di Kaepernick e si trattava soprattutto di fare appello a quella generazione e alla generazione successiva”. Il furore del 2018 ha spaventato il mercato al punto che l’azienda ha subito un immediato colpo finanziario di circa 3 miliardi di sterline, ma entro la fine di quell’anno ha poi registrato un aumento del 10% delle entrate”.

Il Telegraph cita anche altri esempi, sono innumerevoli. “L’azienda ha annunciato a dicembre che i suoi ricavi erano cresciuti lo scorso anno, ma ha anche rivelato piani per risparmiare 2 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Ciò non le ha impedito di annunciare la scorsa settimana uno dei suoi accordi più sismici di sempre, quello per le squadre di calcio tedesche. La rottura di un matrimonio durato 77 anni tra la nazionale e l’Adidas ha causato una tempesta quanto la sbandata della bandiera dell’Inghilterra innescata nel Regno Unito”.

Per Crow, la mossa tedesca non è stata tanto una questione di suscitare scalpore quanto piuttosto di parcheggiare i suoi carri armati sul prato dell’Adidas: “Venti e passa anni fa, un dirigente molto, molto anziano della Nike mi disse che, dopo aver acquisito il Brasile, una risorsa davvero, davvero importante per loro sarebbe stata la Germania, a causa del duro colpo che avrebbe inferto all’Adidas”.

“Naturalmente, ci sono titoli negativi di cui l’azienda avrebbe potuto fare a meno da quando è diventata il più grande marchio di abbigliamento sportivo al mondo: accuse di sfruttamento e lavoro minorile; l’ammissione di infedeltà da parte di Woods; gli scandali Lance Armstrong e Alberto Salazar; le cause legali contro la discriminazione sessuale che sta combattendo. Ma come ha suggerito la saga della bandiera inglese della scorsa settimana, quando si tratta di liti che coinvolgono Nike, la controversia di solito è vincente”.

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