Era stato pubblicato anche dal Napoli per annunciare il comunicato sulla sentenza del Giudice sportivo nei confronti di Acerbi.

Il difensore del Napoli Juan Jesus ha cambiato la foto del suo profilo Instagram dopo il verdetto su Francesco Acerbi.
Il brasiliano ha inserito il pugno chiuso del black power, pubblicato anche dal Napoli per annunciare il comunicato sulla sentenza del Giudice sportivo; il difensore nerazzurro, infatti, è stato assolto da ogni accusa di razzismo nei confronti di Juan Jesus durante il match tra Inter e Napoli di domenica 17 marzo.
Il comunicato del Napoli su Juan Jesus
La società ha pubblicato il seguente comunicato:
Il signor Acerbi non è stato sanzionato. A questo punto il colpevole dovrebbe, per la “giustizia” sportiva, essere Juan Jesus, che avrebbe accusato un collega ingiustamente. Non è ragionevole pensare che abbia capito male. Il principio di maggiore probabilità di un evento, ampiamente visibile dalla dinamica dei fatti e dalle sue scuse in campo, che nella giustizia sportiva è preso in considerazione, scompare in questa sentenza. Restiamo basiti. Inoltre, se quanto accaduto in campo, lo dice la sentenza, “è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte…dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo”, perché non irrogare a quest’ultimo alcuna sanzione?
Perché, poi, lo dice sempre la sentenza, “essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa”, nessuna decisione è stata assunta dalla “giustizia” sportiva al riguardo per punire il responsabile? Restiamo ancor più basiti. Il Napoli non aderirà più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni, continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione. #iostoconjj
Acerbi assolto, nessuna squalifica: un estratto dall‘analisi del Napolista
La vecchia formula “insufficienza di prove”. Acerbi viene per così dire assolto dall’accusa di aver rivolto frasi razziste nei confronti di Juan Jesus. Dal punto di vista giuridico, il giudice sportivo Mastrandrea si arrende di fronte alla completa assenza di prove oltre a quelle racchiuse dalla versione di Juan Jesus. Mastrandrea scrive che, vista l’eventuale pena particolarmente gravosa
occorre nondimeno, e a fortiori, che l’irrogazione di sanzioni così gravose sia corrispondentemente assistita da un benché minimo corredo probatorio, o quanto meno da indizi gravi, precisi e concordanti in modo da raggiungere al riguardo una ragionevole certezza.
Non ci sono testimoni né prove audio né prove video.
Qualsiasi commento a questa storia deve secondo noi prescindere dal tifo. Devono o quantomeno dovrebbero esistere pre-requisiti comuni per tutti quelli che partecipano a vario titolo all’universo calcio. La lotta al razzismo è certamente uno di questi pre-requisiti. Tifare per la condanna o l’innocenza a seconda della maglia indossata dal calciatore è un atteggiamento che ci fa orrore.
È il motivo per cui a nostro avviso è inutile parlare di vergogna, o di asservimento ai presunti poteri forti (ma esistono poteri deboli?) del calcio italiano. Il giudice Mastrandrea è stato fin troppo chiaro. Non ci sono prove né indizi sufficienti per comminare una pena tanto pesante (dieci giornate). E ha scelto – secondo noi persino giustamente – di evitare la classica soluzione all’italiana con un compromesso di fatto: tre-quattro giornate di squalifica e un colpo al cerchio e uno alla botte.