Il Giornale. Ora vive a Londra ma non ha dimenticato. Per i legali con la radiazione si priva un individuo della possibilità di esercitare il proprio lavoro

Antonio Giraudo, sì proprio lui. Come ricorda Il Giornale “e stato l’uomo dei conti della Juve per 12 anni”. È anche uno della triade – con Moggi e Bettega – che finì dritta in Calciopoli.
Da allora Giraudo ha chiuso col mondo del calcio, trasferendo la residenza a Londra per continuare a svolgere l’attività di immobiliarista.
Il Giornale nel presentarlo ricorda che
Si deve alla sua intuizione (l’impianto di proprietà sul modello inglese) la genesi dello Stadium. E fu lui a portare il titolo Juventus a Piazza Affari e a firmare un redditizio accordo di sponsorizzazione.
Il Giornale ricorda il suo lunghissimo percorso giudiziario e gli dedica una pagina perché domani si pronuncerà il Tar della Lazio sul suo ennesimo ricorso, stavolta contro la radiazione da parte della giustizia sportiva. E nel suo collegio di difesa c’è anche
l’avvocato Dupont, uno dei più grandi esperti di diritto europeo a cui si deve la «sentenza Bosman»; chiede di «vedere accertata
la responsabilità dello Stato italiano per i gravissimi danni e pregiudizi subiti».
Prosegue il quotidiano:
con la radiazione, la giustizia sportiva priva un individuo della possibilità di esercitare la propria professione, quindi un diritto personale e violando il principio generale della «tutela giurisdizionale effettiva», garantito dal diritto dell’Unione Europea. «La giustizia sportiva per come è costruita da noi è un sistema chiuso a sé – spiega l’avvocato Rosboch -. Una persona ha il titolo di andare in ultima istanza al Tar non per chiedere un annullamento della sentenza ma solo per una tutela risarcitoria. La condanna sportiva rimane e se sei radiato rimani radiato, il problema è che non hai la possibilità di ricorrere a un giudice».
La speranza dei legali di Giraudo è che il Tar si rivolga alla Corte di Giustizia Europea.