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I giornalisti spagnoli non sono come quelli italiani, a Xavi rispondono per le rime: «Un milionario viziato»

“Xavi pensa che eliminare il settimo classificato in Serie A gli dia il prestigio necessario per screditare la critica e il migliore dei suoi giornalisti?”

I giornalisti spagnoli non sono come quelli italiani, a Xavi rispondono per le rime: «Un milionario viziato»
Barcelona's Spanish coach Xavi walks during the medal ceremony after the Spanish Super Cup final football match between Real Madrid and Barcelona at the Al-Awwal Park Stadium in Riyadh, on January 14, 2024. (Photo by Giuseppe CACACE / AFP)

Come era facilmente ipotizzabile, la stampa sportiva spagnola non se l’è fatta passare sotto al muso la polemica di Xavi contro i giornalisti “guardiolisti”, scattata dopo la vittoria sul Napoli come una vendetta personale contro Ramon Besa. Risponde, dalle colonne del suo stesso giornale, El Paìs, il collega editorialista Rafa Cabeleira, sottolineando peraltro un fenomeno più generale che interessa in questi giorni anche il Napoli: l’aderenza più o meno pretesa dei giornalisti ad un club, o ancor di più ad un allenatore. La sfuriata-figuraccia di De Laurentiis contro Sky (“voglio Di Marzio perché Ugolini è laziale”) fa parte dello stesso dibattito. Ne ha scritto anche Zazzaroni. In Spagna non funziona proprio così.

“Credere che la qualificazione ai quarti di finale di Champions – scrive Cabeleira – ti autorizzi a sporgere il petto, riscuotere qualche debito morale e puntare il dito contro chi non si è piegato senza riserve ai tuoi capricci è visione interessata e una visione a breve termine di un compito che, tra l’altro, continua a lasciare molto a desiderare. Oppure Xavi dà forse per scontato che eliminare il settimo classificato nel campionato italiano gli dia il prestigio necessario per screditare la critica e fucilare il migliore dei suoi giornalisti?”.

Il pezzo del Paìs è durissimo: Cabeleira definisce Xavi “un allenatore alle prime armi con tutti i vizi del calciatore idolatrato”. Al tecnico del Barcellona, scrive, dà fastidio “che una parte della stampa catalana non si comporta come un apparato di propaganda fedelmente dedito alla propria causa, nemmeno a quella del club”. Un “modo di interpretare il giornalismo sportivo come un leggero esercizio di bagni e massaggi, poiché è così che funziona questo business”.

Eppure, continua, in mille occasioni la stampa non lo ha criticato quando poteva affondare. “Quanti allenatori ha conosciuto Xavi da calciatore che aveva un simile credito? C’è sempre qualcosa di osceno nel fatto che un milionario tratti il ​​lavoro di un semplice impiegato con tale disprezzo e condiscendenza, perché cosa succederebbe se non fosse uno scrittore sportivo, un giornalista o un opinionista? Ma ancora più osceno è il fatto di non avere nemmeno un briciolo di ragione e di basarsi su una vittoria di circostanza per essere ignobile nei confronti di qualcuno che ti deve qualcosa di più del non negoziabile rispetto per la professione. Xavi ha il diritto di illuminarci quando vuole sui suoi gusti giornalistici, ma non deve confondere la sua posizione privilegiata con un pulpito da cui dare lezioni a chi non le merita, tanto meno ne ha bisogno. Se concentrasse sul suo lavoro così tanta energia sprecata nel lavoro degli altri, forse un altro gallo canterebbe. E non un semplice flauto, come quello che suonava martedì scorso, ma che a Xavi dovette sembrare il suono di una tromba”.

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