“Era un filosofo del calcio che puntava il dito contro i filosofi del calcio. Adesso ha ritrovato empatia con i giocatori”

La stagione scorsa, Massimiliano Allegri è stato sommerso di critiche sia dai tifosi juventini che non. Quest’anno la sua Juve è in lotta per lo scudetto, a -2 punti dall’Inter capolista, ma il dna della squadra resta sempre lo stesso. Allora che cosa è cambiato davvero?
“Libero” fornisce la propria versione:
“Max Allegri è tornato per riprendersi tutto quello che era suo, soprattutto la considerazione dell’opinione pubblica, sia essa di parte juventina o avversa. È l’atto finale della trilogia bianconera.
L’anno che inizia confermerà se l’epilogo di “Max Allegri, il ritorno” è all’altezza della prima metà di riprese, iniziata in estate e finita con 2 punti ricuciti sull’Inter capolista. In gioco c’è la carriera del mister, più che il futuro della Juventus. Lo davano tutti per finito, giustamente: Allegri era diventato una caricatura di se stesso. Un filosofo del calcio che puntava il dito contro i filosofi del calcio. Il 2023 è iniziato con dottor Allegri ed è finito con mister Max, letteralmente. Nel senso che, se nella prima parte ancora filosofeggiava/polemizzava contro i detrattori e i fantasmi, nella seconda si è rimesso ad allenare”.
LA REDENZIONE
“Come tutti gli eroi, ha dovuto compiere un viaggio per capire gli errori e redimersi. Nel 2023, l’anno più difficile della sua vita professionale, ha dovuto gestire un gruppo con il peso di una penalità che infine è arrivata. Ha ritrovato empatia con i giocatori, il suo punto di forza, e un senso alternativo al suo lavoro: non più il successo ma il lavoro stesso. Così è tornato alle origini del mestiere: più campo e pallone, meno microfoni e parole.
Non che la Juventus giochi un calcio sfavillante, il dna di fondo resta allegriano, solidità mentale e tattica, ma qualcosa di nuovo vive nella squadra. E il tocco umano è senz’altro tornato: ad Allegri, ora, vogliono bene tutti i giocatori anche perché lui è tornato a volerne a lui”.