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Thiago Motta ha una visione moderna del calcio, ha un carattere da top club (Rmc Sport)

Nel suo destino ci sono i top club. Anche oggi a Bologna si parla tanto di Psg. È troppo presto per considerarlo un top, ma è sulla buona strada

Thiago Motta ha una visione moderna del calcio, ha un carattere da top club (Rmc Sport)
Db Milano 20/12/2023 - Coppa Italia / Inter-Bologna / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Thiago Motta

Rmc Sport elogia Thiago Motta e il suo lavoro a Bologna. Secondo il portale francese, l’allenatore italiano sta lasciando un segno profondo nei felsinei. Purtroppo per il Bologna, Motta è destinato ai grandi club europei. Uno fra tutti è il Psg, dove l’allenatore ha anche giocato verso la fine della sua carriera.

Che sia il Bologna la sorpresa di questa Serie A, nessuno lo mette in dubbio. Dopo diciassette giornate si ritrova al quarto posto quasi in solitaria, a meno due dal Milan terzo e a più uno sulla Fiorentina.

Secondo Johann Crochet, specialista della Serie A per Rmc Sport, «è difficile dire, in questo momento, che sia un top coach. Ancora non gioca in un grande club europeo e non ha disputato una stagione in Champions. È troppo presto, ma è sulla buona strada per diventare un top allenatore? Chiaramente».

Dell’ottima lavoro di Thiago Motta e del suo talento da allenatore in pochi avevano dubbi. Ciò che però stupisce è la rapida evoluzione dei giocatori che allena. Uno su tutti Zirkzee.

Motta «ha una visione moderna del calcio, soprattutto rispetto ad altri allenatori italiani. C’è un altro punto che mi piace molto e che lo rende, credo, compatibile con i grandi club: è il suo carattere. Il suo destino non è nel Bologna, è nei grandi club. Anche oggi a Bologna si parla tanto di Psg».

Questa estate De Laurentiis voleva Thiago Motta sulla panchina del Napoli

Aurelio De Laurentiis intervistato da Alessandro Barbano per il Corriere dello Sport:

«Il primo allenatore che ho contattato è stato Thiago Motta. Non è che ci avessi visto male, eh? Ma lui non se l’è sentita. Perché sai cos’è? Tu vieni a prendere l’eredità di uno che ha vinto lo scudetto in quel modo. E se mi va male, ha pensato, io che cosa faccio? Che poi è la stessa cosa che avrà pensato Spalletti. Avrà detto: io esco da eroe da questa città. Ma chi me lo fa fare a rimettermi in gioco? Poi sono andato su Luis Enrique. Lui ha fatto venire a Napoli i suoi, mi ha tenuto tre giorni fermo, chiedendomi tantissimi soldi. Avevamo anche trovato un quasi accordo, ma poi ha detto di no, perché ambiva a guadagnare di più. Ed è stata la volta di Nagelsmann. Ne ho consultati cinque o sei, non di più. Ma ho detto quaranta come boutade, per mischiare le carte. E alla fine sono arrivato su Garcia. Che in Italia aveva fatto due secondi posti con spogliatoi turbolenti, pieni di giocatori di grande livello».

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