Al Corsera: «Troppa rigidità, i più piccoli devono cercare soluzioni che non siano quelle prefissate. Tendono a premiare la fisicità precoce»

L’intervista di Spalletti a Walter Veltroni per il Corriere della Sera.
Spalletti dà ragione ad Allegri su quel che avviene alle scuole calcio.
Spalletti: «Non c’è tecnica senza tattica, e viceversa. Troppo spesso indicazioni rigide, nel tempo della formazione dei calciatori, tolgono il gusto di inventare, di cercare soluzioni che non siano quelle prefissate. Nei settori giovanili si tende a premiare la fisicità precoce senza calcolare che il talento può essere nascosto anche nell’incompletezza fisica, e che lì bisogna cercarlo. Li facciano giocare con la palla, non c’è bisogno che gli allenatori dei settori giovanili facciano il copia e incolla degli schemi miei o di altri. Bisogna fare attenzione a non appiattire i livelli, a non mortificare talenti e creatività. E se un ragazzo mostra estro ma ha delle pause, lo si aspetti. Lo si formi, non lo si rifiuti. Il ruolo degli istruttori è fondamentale e deve essere esaltato».
Come sono cambiati, nel tempo, i calciatori?
«Da quando ho iniziato i calciatori sono sicuramente cambiati, soprattutto perché stanno diventando sempre più atleti a tutto tondo. Allo stesso tempo c’è da dire che sono cambiati anche gli allenatori, i dirigenti, i presidenti e le tipologie di proprietà. Purtroppo quello che non sta cambiando in Italia è la mentalità, specialmente per quel che riguarda la cultura della sconfitta. Continuiamo a ragionare e far polemiche come se tutti possano/debbano sempre vincere. Quella del massacro di chi perde è una usanza che si è addirittura allargata ai campionati giovanili andando ad incidere negativamente sul percorso di molti talenti».
COSA DISSE ALLEGRI ORMAI CINQUE ANNI FA
Però Allegri è cocciuto. E ieri, dopo aver vinto la panchina d’oro, non ha resistito ed è tornato all’attacco. Lo ha fatto direttamente dal palco. Subito dopo aver ricevuto il premio. Lo ha fatto in un’occasione solenne. E in più ieri nessuno poteva togliergli la parola e accompagnarlo all’uscita dicendo: “per oggi può bastare”. «I nostri settori giovanili sono un problema», ha detto (leggiamo dalla Gazzetta).
Cosa si insegna ai bambini? Che il 2 deve dare la palla al 3; il 3 al 4; il 4 al 7. E infine si arriva al 9. E la creatività? Chi insegna al bambino a sviluppare la genialità? Il calcio italiano deve smettere di scimmiottare i metodi dei settori giovanili di altri Paesi. Agli altri piacerebbe copiarci ma non ci riescono perché siamo speciali. Abbiamo doti innate nel confrontarci col pallone. Sono stufo di sentirmi dire “Non vengono fuori talenti”. È vero in parte. L’ultima partita della Nazionale ha dimostrato che l’Italia riesce a proporre giocatori di qualità. Ma sono eccezioni. E spesso sbocciano da soli. Nei settori giovanili si lavora per meccanizzare i giovani. Li trasformiamo in impiegati. Imprigionati in schemi e movimenti fissi. E la creatività? Ce la siamo dimenticata. Torniamo a insegnare ai bambini a giocare divertendosi. Ci sarà il tempo per tattica e tatticismi. Ma difendiamo il nostro dna, la capacità di inventiva. E non è un problema di inseguire o meno vittorie già nelle giovanili. Giocare per vincere aiuta a crescere. Lo spirito deve essere diverso.