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Natan ha 22 anni, piano con le bocciature affrettate

A 23 anni Chiellini giocava in Serie B. Un grande difensore è innanzitutto gli errori che commette per arrivare in alto.

Natan ha 22 anni, piano con le bocciature affrettate
Ci Napoli 12/12/2023 - Champions League / Napoli-Braga / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Natan-Pizzi

Natan ha 22 anni, piano con le bocciature affrettate

Neanche il momento di accorgerci che il Napoli, malgrado il malcontento generale, aveva sostituito Kim Min-jae con un difensore all’altezza della Serie A – un difensore cioè che fosse almeno in grado di spodestare l’anzianità di Juan Jesus e la ferocia ingenua di Ostigard – che una buona parte della stampa ha finito per bocciarlo. Natan de Souza non sarà un fenomeno, ma non è neanche ciò che abbiamo sentito dire su di lui negli ultimi giorni. Un difensore lento, pigro nelle letture, addirittura inadatto al campionato.

Eppure l’esperienza passata con Koulibaly, arrivato durante il secondo anno del ciclo Benitez e sbocciato con Sarri un anno dopo, avrebbe dovuto insegnare qualcosa. Acquistare difensori così giovani (Natan ha 22 anni, Koulibaly ne aveva 23) è un rischio intrinseco al ruolo: difendere vuol dire essere accorti, precisi, forgiati dagli anni. Un grande difensore è innanzitutto gli sbagli che compie per arrivare in alto. Ieri, ad esempio, Giorgio Chiellini ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato: quanti errori potremmo trovare nella carriera del migliore difensore italiano degli ultimi vent’anni? Tanti, anzi tantissimi.

Chiellini a 23 anni – un anno in più di Natan – giocava sì alla Juventus ma in Serie B ed era ancora un terzino. Non possiamo chiedere a un giocatore così peculiare come Natan, che ha caratteristiche non comuni per un difensore europeo e soprattutto italiano, di essere già pronto come un top player. I giocatori dall’usato sicuro non si comprano dal Red Bull Bragantino per dieci milioni di euro.

Contro il Braga non è stato tanto l’assist per Osimhen o la bella conduzione che lo ha preceduto, né tanto meno un paio di contrasti arcigni vinti sulla trequarti. Natan si è mostrato finalmente tranquillo, sicuro delle scelte più banali da compiere, ed è la prima volta in cui è stato a suo agio da terzino sinistro. Dopo tre partite di apprendistato, di cui due giocate contro Juventus e Inter, siamo sicuri sia proprio così male?

A Natan piace sentire l’attaccante avversario, andare in scivolata anche oltre il dovuto. È piuttosto pulito negli interventi difensivi ma non padroneggia ancora l’arte della lettura, come ha visto Bellingham che grazie a una sua diagonale mancata si è trovato isolato davanti a Meret nel teatro del Bernabeu. Natan, però, è anche l’unico difensore del Napoli che può snellire la manovra, che lancia lungo (e lo fa bene) perché ha un mancino pulito, in perfetto stile brasiliano. È un’arma importante viste le difficoltà recenti di Rrahmani e soprattutto di Lobotka, anche ieri contro il Braga piuttosto in ombra.

Dopo la partita contro la Juventus, Mazzarri ha detto di dover lavorare sulla solidità e di voler “insegnare a marcare in area” ai suoi difensori. Non c’è notizia migliore: con qualche settimana di lavoro meticoloso sulla postura da tenere e sui movimenti di reparto, non sarebbe tanto insolito ritrovarci qui a fare l’elenco di chi non ha mai creduto in Natan. È un atteggiamento facile, ideologico. Ma i giocatori, e soprattutto i difensori, non possono essere giudicati solo dagli errori. Altrimenti possiamo benissimo dire: Chiellini è stato un difensore terrificante. Non è così. E non lo è neanche Natan.

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