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La Lazio di Sarri è undicesima in classifica (sette partite perse), l’Olimpico fischia

Il fu Comandante ha escluso Luis Alberto ma non gli è servito. Immobile continua a non segnare. Rischia di non centrare l’Europa

La Lazio di Sarri è undicesima in classifica (sette partite perse), l’Olimpico fischia
As Roma 22/04/2023 - campionato di calcio serie A / Lazio-Torino / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Maurizio Sarri

La Lazio di Sarri è undicesima in classifica (sette partite perse), l’Olimpico fischia. 

Qualcosina ha fatto vedere contro l’Inter ma la Lazio non ha mai veramente messo paura alla squadra di Inzaghi, neanche quando Rovella è arrivato di fronte a Sommer a inizio ripresa. La classifica comincia a essere preoccupante: Sarri e i suoi sono passati nel lato destro, sono undicesimi dietro persino al Torino di Cairo. La Lazio ha solo un punto in più del Lecce e due in più rispetto al Frosinone di Di Francesco.

È arrivata la settima sconfitta in campionato. Sarri ha perso contro Lecce, Genoa, Juventus, Milan, Bologna, Salernitana, Inter. Sei le vittorie (di cui una a Napoli), tre i pareggi. Ha la possibilità di recuperare perché le ultime tre giornate di campionato sono sulla carta agevoli: Empoli, Frosinone, Udinese.

Alla fine del match i fischi dell’Olimpico si sono sentiti. Sarri contro l’Inter ha escluso Luis Alberto calciatore con cui non è mai riuscito a stabilire un feeling tattico. La zona Champions è a sette punti e di questo passo rischia di non arrivare nemmeno in Conference. Tempo per recuperare ce n’è. Ma Immobile continua a non segnare e quel po’ di gioco si arena ai venti metri. E inutile anche continuare a  parlare di Milinkovic Savic che ormai è andato via da cinque mesi.

LA VITTORIA DELL’INTER CHE SI CUCE UN PO’ DI SCUDETTO SULLA MAGLIA

L’Inter vince in casa della Lazio e si cuce qualcosa di vicino a mezzo scudetto sulla maglia. I punti di vantaggio sono ancora pochi, quattro sulla Juventus. Però passare all’Olimpico ha sempre un sapore particolare, a Napoli ne sappiamo qualcosa. La cavalcata dello scorso anno cominciò proprio in questo stadio il giorno dopo la conferenza stampa in cui Spalletti disse: «Volete che vi faccia un disegnino con chi è andato via e chi è arrivato?». Era ancora tra i nostalgici il signor Luciano reduce da due pareggi consecutivi. Ma quella sera, a Roma, Kim e Kvaratskhelia gli fecero capire che ce ne volevano cinque o sei di Insigne e Koulibaly per mettersi a pari. E Spalletti del passato non parlò più.

La squadra di Inzaghi ha vinto 2-0. Non ha dominato. E questo rende ancora meglio l’idea. Ha anche saputo soffrire. Ed è andata in vantaggio su suicidio calcistico biancoceleste con folle passaggio arretrato di Marusic che diventa un assist per Lautaro: supera Provedel, si addentra in area, e segna su due difensori in disperato tentativo di fare muro.

Nella ripresa la gioca bene il primo quarto d’ora. Pressa. Non crea occasioni pericolose, tranne una con Rovella, ma chiude l’Inter. Che però in un delle prime occasioni per stiracchiarsi va in porta, Barella serve Thuram che di sinistro segna, anche lui con due difensori che cercano di mettersi a protezione della porta.

L’Inter si issa a 41 punti, quattro sulla Juventus. Non un’enormità, va detto. Il campionato resta apertissimo. Un piccolo spiraglio resta ancora per il Milan che è nove punti dietro. La corsa finisce qui. Il Napoli è a meno 14, preceduto dal Bologna di Thiago Motta.

La Lazio di Sarri scivola nella parte destra della classifica, undicesima: dietro il Torino e a pari punti col Monza. Al fu Comandante per vincere non è bastata l’esclusione di Luis Alberto calciatore che ha il grave torto di avere talento: e non si fa, non si fa. La prossima volta nasci scarparo, giocherai titolare. Intanto i laziali fischiano alla fine della partita.

 

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