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Ancelotti: «L’errore dei nuovi allenatori è che danno troppe informazioni nel gioco con la palla»

«Credo che questo elimini un po’ la creatività. Devi fornire informazioni sul posizionamento senza palla ma nell’interpretazione del gioco con la palla, non entro»

Ancelotti: «L’errore dei nuovi allenatori è che danno troppe informazioni nel gioco con la palla»
Genk 02/10/2019 - Champions League / Genk-Napoli / foto Panoramic/Insidefoto/Image Sport nella foto: Carlo Ancelotti

Ancelotti: «L’errore dei nuovi allenatori è che danno troppe informazioni nel gioco con la palla».

Ecco le parole di Carlo Ancelotti in una recente conferenza stampa del Real Madrid. Esprime il proprio punto di vista sugli allenatori di nuova generazione.

«L’errore che commettono gli allenatori di nuova generazione è che danno troppe informazione nel gioco con la palla e nella posizione dei giocatori. E credo che questo elimini un po’ la creatività. Un conto è dire a un giocatore il posizionamento più o meno senza palla, lì devi fornire tante informazioni perché senza palla, come dico molte volte, è questione di concentrazione, sacrificio, gioco collettivo. Col pallone, invece, dipende dalla creatività del calciatore. Se Vinicius o Rodrygo si trovano meglio nell’aprirsi un po’ di più, non dirò loro di rimanere dentro perché si tratta di un’interpretazione individuale del gioco in possesso del pallone. E qui io non entro, perché non voglio eliminare la creatività dei calciatori.

LA LAUREA HONORIS CAUSA A PARMA

Carlo Ancelotti è diventato dottore, ieri l’università di Parma gli ha conferito la laurea honoris causa in «Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate». Scrive la Gazzetta dello Sport:

L’avvocato Agnelli sosteneva: «Un uomo che non piange non potrà mai fare grandi cose». E non è vero che le lacrime sono un segno di debolezza, semmai testimoniano la forza interiore, la dolcezza del carattere, la profondità dei sentimenti. Così, quando Carlo Ancelotti, in toga e tocco, si piazza davanti al microfono per pronunciare la sua «Lectio Doctoralis» dopo aver ricevuto la Laurea ad Honorem dell’Università di Parma in «Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate», e il volto gli si riga di lacrime, vien da pensare che il neodottore, oltre che un grande allenatore, è anche un grande uomo, uno che non si vergogna di mostrare ciò che prova, che non si nasconde dietro facili ghirigori retorici, ma affronta la realtà con l’innocenza e l’entusiasmo di un bambino. E i bambini, si sa, spesso piangono, perché si emozionano, perché il loro corpo riceve una specie di scossa elettrica e, in qualche modo, bisogna buttare fuori l’energia. E’ esattamente ciò che accade ad Ancelotti.

In quel momento, con quelle lacrime, Ancelotti ha stabilito una connessione con la gente che lo ascolta. A rifletterci bene questo è lo stesso metodo che utilizza da quasi trent’anni, quando va in campo per fare l’allenatore. E sia ben chiaro che la commozione è vera, sincera. Nulla di finto, di preparato, di artefatto.

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