Il “peccatore” continua a vincere. E in Gazzetta non sanno più come rimangiarsi la campagna stampa contro il traditore. Ora è “da 10 e lode”

La Gazzetta dello Sport, che aveva animato una lunga e violenta campagna stampa contro Sinner “il peccatore”, il traditore dello spirito patrio che aveva osato rifiutare una convocazione per la Coppa Davis, era già andata a Canossa. Sinner è più di un mese che vince e silenziosamente risponde alle critiche della Gazzetta. Con una manifesta superiorità sul campo amplificata dalla assoluta sobrietà comunicativa: mai una polemica, niente.
Ovviamente, all’indomani della vittoria a Vienna, come si fa a non rimangiarsi per l’ennesima volta quella settimana di insensato livore per il “supereroe azzurro”? Sì perché, nel frattempo, il “peccatore”, il traditore, dopo aver battuto una prima volta Medvedev a Pechino per la Gazzetta era diventato “una lezione di educazione civica”. E oggi è, appunto, un supereroe.
E’ come se i risultati di Sinner imponessero alla Gazzetta un cammino di autofustigazione, tipo i fujenti della Madonna dell’Arco. Oggi la Gazzetta gli dà 10 e lode. E la “lode” è ovviamente l’attacco del pezzo di Riccardo Crivelli. Sinner adesso è “sublime“. Dieci sono le sue “sinfonie“. E’ nell’immancabile “gotha“.
Il pezzo si chiude così, con un solenne “i supereroi non tremano. Mai”.
Ecco cosa scriveva Giancarlo Dotto su Sportweek contro Sinner:
E se Jannik Sinner, il Peccatore, chiedesse scusa del suo peccato? Non all’Italia o agli italiani, ma a se stesso. Non cavandosela con quattro righe sui social, ma con un’ammissione pubblica, in faccia a una telecamera, fatta di voce e di parole, magari anche qualche silenzio. Una spolverata catartica di cenere.
“Mi scuso per non essere stato all’altezza di quello che avrei dovuto essere. Delle vostre attese e della mia storia. Quella già scritta, ma soprattutto quella ancora da scrivere”. Sarebbe non solo un bel gesto, ma una magnifica sassata lirica nella palude dei tempi. Sarebbe come un Wimbledon e un Roland Garros messi insieme. Sarebbe il Grande Slam della propria ancora acerba biografia. Sarebbe, ma quasi certamente non sarà, perché quasi nessuno è mai all’altezza di se stesso o delle attese degli altri.
La Nazionale è diventata, dunque, davvero superflua? Uno scarto del calendario? Una rogna da scansare con un certificato medico e annessi dolori e languori più o meno immaginari?
Sinner il Peccatore, nome, soma, capelli e lentiggini da putto dei Tudor o degli Asburgo, si è sottratto per l’ennesima volta (quarta, raccontano le cronache) alla chiamata del “mamelico” Fratelli d’Italia. Un record che la dice lunga, a 22 anni. “Ho bisogno di riavermi dalle fatiche di New York…”, la giustificazione questa volta arrivata da Montecarlo, in attesa di Shanghai, il prossimo torneo milionario, utile a razzolare i pochi punti che servono per essere a novembre uno degli otto alle Atp Finals di Torino.
Peccato per il Peccatore, sfortuna vuole, che proprio di questi tempi il trentaseienne Novak Djokovic, reduce pure lui, più di lui, dalle fatiche degli Open, si sia reso disponibile a giocare la Davis con la sua nazione. “Stanchezza? Quale stanchezza? Per me è un onore e un orgoglio giocare per la mia nazione”. Uno schiaffo. Implacabile Novak, anche con le parole.
Scelta mediocre, ritrovarsi la scorsa settimana a Montecarlo invece che a Bologna. Chiamarsi fuori da una Nazionale che ha bisogno di te, già indebolita da defezioni importanti e tutti i problemi che sappiamo di cattiva forma o di cattivi umori.
Pure sfortunato il Peccatore. Sfortuna vuole che l’infortunato Berrettini scelga di unirsi comunque ai compagni per condividere con loro la storia, tutto quello che sarà, gioie e dolori.