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«Osimhen come Messi, se ha paura non te ne accorgi. E certo non si deprime per TikTok»

Abc ha parlato con chi lo ha avuto allo Charleroi: “Un talento grezzo, un gran lavoratore, un ossessionato. Studiava i gol di Messi e Ronaldo”

«Osimhen come Messi, se ha paura non te ne accorgi. E certo non si deprime per TikTok»
Ci Napoli 27/09/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Udinese / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: esultanza gol Victor Osimhen

Vigilia di Napoli-Real Madrid, sui giornali spagnoli si scrive del Napoli e ovviamente di Victor Osimhen, che sui giornali internazionali ci sta da giorni per il caso TikTok. Abc si dedica a raccontarlo dal passato, dalle sue “origini” calcistiche in Belgio, parlando con gli ex compagni dello Charleroi. In particolare col capitano Javi Martos, che ha giocato anche nel Barcellona di Iniesta e Xavi. La premessa è che “a Victor Osimhen un TikTok del suo club che lo deride può farlo arrabbiare, ma difficilmente gli farà perdere la fiducia in se stesso”.

Martos dice che che in lui non ha mai visto “un briciolo di dubbio, di insicurezza. Al contrario, ho visto un ragazzo che sapeva già che sarebbe stato un grande giocatore”.

“È uno che non ha paura, vuole avere successo, ha molta voglia, lavora molto in allenamento e non gli piace perdere, quando perde si arrabbia”, dice Emmanuele Amunike, che è stato il suo allenatore nella nazionale Under 17.

Martos racconta il suo primo allenamento in Belgio: “Quando è arrivato era un giocatore molto giovane con un grande potenziale, un diamante grezzo da lucidare sotto diversi aspetti”.

Cristian Benavente, anche lui compagno di squadra al Charleroi: “La prima cosa che mi ha colpito è stato che per un ragazzo così giovane aveva molta forza, era molto atletico, veloce, con un passo lungo, copriva molto bene la palla da dietro, andava molto bene di testa”.

Osimhen è un lavoratore coscienzioso. Di più, come spesso succede tra i grandissimi, il ritratto è quello di un ossessionato: “Quello che mi ha sorpreso di più è stata la sua fame. Era un ragazzo introverso, parlava solo inglese, ma quando è arrivato il momento di lavorare ha messo la massima intensità, ha giocato abbastanza duro, e cattura l’attenzione in un ragazzo così giovane, che è così coinvolto e così concentrato sul calcio. Quando eravamo in viaggio guardava sempre Cristiano, Messi, i video di calcio tutto il tempo, solo il calcio, quando finiva l’allenamento se poteva allenarsi al tiro lo faceva”, ricorda Martos.

Martos lo paragona ai grandissimi: “Non mi piacciono i paragoni, ma ho vissuto tanto con Iniesta e ho visto i tempi di Messi nelle giovanili. Bruciano i palcoscenici in poche settimane. Passano dalle giovanili alla C, alla B, o alla prima squadra in sei mesi. Victor era un po’ così, era un giocatore introverso, nel precampionato gli mancavano delle cose ma aveva attitudine e migliorava di settimana in settimana. Ricordo che il giorno in cui debuttai con il Barça al San Mamés mi tremavano le gambe, è il sogno per cui lotti tutta la vita. Le persone fatte della stoffa di Victor, come Messi o Iniesta, se hanno paura non te ne accorgi”.

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