Nella sfida persa con l’Arsenal la macchina di Guardiola ha prodotto solo 4 tiri, e il norvegese vaga ormai solitario per il campo

In una rara intervista, al Telegraph, Erling Haaland pochi giorni fa ha spiegato il suo mestiere di bomber:
Posso entrare e toccare la palla un paio di volte, ma spesso sto semplicemente camminando, sto lì in piedi, facendo movimenti nel mio mondo… è difficile da spiegare. Esco dal mio corpo e divento uno zombie. È una specie di zona fuori. Come guardarsi intorno. Aspettando l’occasione. E quando arriva l’occasione so che devo essere pronto. Sono ancora acceso, ma vado in giro e scansiono, scansiono. Aspetto l’occasione pensando se la palla arriva lì può succedere questo, se la palla va lì può succedere questo. È una sensazione. Quando la squadra cresce dalle retrovie, so che non ho bisogno di essere coinvolto. Resto lì e aspetto il momento giusto per… (schiocca le dita).
Ecco: Haaland sta ancora aspettando. Il Manchester City ha perso 1-0 con l’Arsenal e ora, scrive in un’altra analisi sempre il Telegraph, ha un evidente problema di creatività: non produce più niente. E’ come se si fosse grippato quel suo motore perfetto.
“Quattro tiri. Questo è tutto ciò che il Manchester City è riuscito a fare nella partita più importante della stagione finora, che è il minor numero di tiri che abbia mai totalizzato nelle 274 partite di Premier League con Pep Guardiola. Solo uno di questi quattro tiri era nello specchio e nessuno di essi proveniva da Erling Haaland. Non c’è da stupirsi che il norvegese fosse arrabbiato al fischio finale”.
Ovviamente Guardiola sul punto ha risposto piccato, con un’altra domanda: “L’Arsenal ha difeso bene. Quanti tiri hanno fatto? Dodici? Ok, almeno hanno vinto. Noi volevamo fare un altro tipo di partita, ma è quello che è”.
“Haaland non può essere biasimato per essere mancato, perché i suoi compagni di squadra semplicemente non sono riusciti ad avvicinare la palla a lui”, continua il giornale inglese.