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Capello: «Con Gullit e Cassano siamo arrivati alle mani. Il termine cassanate l’ho inventato io»

«Prima di giocare, Cassano ordinava patate fritte. Mi arrabbiai più con lo chef che con lui. Tornare al Milan l’errore più grande»

Capello: «Con Gullit e Cassano siamo arrivati alle mani. Il termine cassanate l’ho inventato io»
Db Torino 25/05/2021 - partita del cuore / Nazionale Cantanti-Campioni per la Ricerca / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Fabio Capello

La Gazzetta dello Sport ha ripreso l’intervento di Fabio Capello, oggi opinionista a Sky, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2023/24 dell’Istituto a ordinamento universitario per mediatori linguistici (Limec). Dalla sala executive 1 di San Siro, Capello ha intrattenuto 300 studenti:

«Questo stadio è il campo più difficile d’Italia. Qui senti il pubblico dirti di tutto, c’è una pressione schiacciante. Pensate ai giocatori del Milan, che durante il Covid sono cresciuti esponenzialmente perché era come se fossero in allenamento».

Capello è sempre stato attento alla comunicazione:

«Se vai all’estero, devi capire dove lavori, la comunicazione è tutto. In Spagna comandano le radio, e i giornali (As e Marca) influenzano il pubblico. Non devi appoggiarti a nessuna fazione. Ogni giorno i giocatori leggono. Quando allenavo l’Inghilterra c’erano 80 giornalisti nelle conferenze stampa. Mi preparavo una settimana prima per rispondere alle domande. In Russia avevo l’interprete, in Cina ben sei. In Italia i social hanno influenzato tutto, non mi piace come si comunica».

Ne ha girate di squadre Capello:

«Senza il coraggio di affrontare le difficoltà, non si raggiungono gli obiettivi. Gli alibi sono per i perdenti. Quelli che vincono ripartono dalle sconfitte, le analizzano. Quando facevo le riunioni dopo le partite perse prima sentivo cosa ne pensava il mio staff, poi ero io che decidevo come intervenire».

L’aneddoto sul campionato vinto dal Real nel 2006/2007 :

«Giocavamo contro il Maiorca, il primo tempo perdevamo 1-0, dovevamo vincere per trionfare. I miei giocatori erano tutti impauriti, sbagliavano passaggi. All’intervallo feci sedere tutti per terra, spostai Roberto Carlos che era davanti a me, e mi sedetti pure io accanto a loro. Dissi: ‘Abbiamo recuperato 9 punti al Barcellona e ora dobbiamo regalare un campionato?’ Dovevo dargli tranquillità, se strillavo gli mettevo ancor più pressione. Sapete com’è finita? 3-1 per noi, campioni di Spagna».

Tanti gli aneddoti. Quello su Ronaldo fuori forma e festaiolo. I suoi riferimenti o ancora le mani con Cassano:

«I miei riferimenti? Quando giocavo Luis Suarez dell’Inter. Di allenatori ne dico tre: Giambattista Fabbri, Helenio Herrera e Niels Liedholm, mi piaceva la sua psicologia. Mi sento una fusione di questi tre. Con Gullit e Cassano mi sono messo le mani addosso. Cassano ogni volta, prima di una partita, si ordinava le patatine fritte. Era inaccettabile. Mi arrabbiai più con lo chef che con lui. Il termine ‘cassanata’ l’ho inventato io».

E infine una battuta anche sul ritorno al Milan dopo il Real

«È stato l’errore più grande della mia vita tornare. Berlusconi mi aveva chiamato, per lui avevo una riconoscenza che andava oltre a tutto. Chiesi a Florentino Perez di lasciarmi andare, ma a Milano sbagliai tutto. Il campionato fu disastroso, ma quell’esperienza mi ha insegnato tanto».

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