Benzema: nella Francia in cui Le Pen ha il 42% dei consensi, lui è il “colpevole ideale” (Le Parisien)

Il personaggio è controverso, non dice nulla su Hamas ma oggi c'è una "crescente stigmatizzazione dei giovani di origine nordafricana"

Benzema Arabia

Ittihad's French forward #09 Karim Benzema reacts after scoring his team's first goal during the Saudi Pro League football match between Al-Ittihad and Al-Riyadh at the Prince Faisal Bin Fahd stadium in Riyadh on August 24, 2023. (Photo by Fayez NURELDINE / AFP)

Benzema contro la Francia. Non è un esagerazione, sarebbe meglio dire la Francia contro Benzema. La colpa dell’ex attaccante del Real è quella di aver scritto un post a sostegno delle vittime della guerra in Palestina.

L’attaccante francese che ora gioca nella squadra saudita dell’Al-Ittihad, non si aspettava di suscitare tanto clamore. È addirittura intervenuto il ministro dell’Interno Damanin accusando il calciatore di far parte dei “Fratelli Musulmani”, un organizzazione politica considerata terrorista. Benzema ha risposto all’accusa, ha minacciato denunce e querele. Le Parisien ha provato a spiegare l’avversione francese all’attaccante attraverso le parole di un sociologo, il professore Stéphane Beaud:

«C’è ovviamente un’enorme sproporzione tra ciò che ha twittato Karim Benzema, un appello a pregare per i palestinesi di Gaza che sono sotto le bombe da più di una settimana, e la violenza delle reazioni dei funzionari eletti, repubblicani, come Valérie Boyer che ha chiesto il suo Pallone d’Oro e il ritiro della sua nazionalità francese. Qui nuotiamo nell’irrazionale e nel nauseante, siamo in pieno sfruttamento politico. Da un lato, questi calciatori che hanno una forma di responsabilità sociale. D’altro canto non ho trovato nulla di sbagliato nel tweet di solidarietà di Benzema con le vittime di Gaza, ma mi sarebbe piaciuto vederlo menzionare i massacri di Hamas del 7 ottobre».

Il professore approfondisce il suo ragionamento:

«Dobbiamo cercare di comprendere i meccanismi che stanno dietro la posta in gioco di questa vera e propria “fissazione” contro di lui da parte di una parte dell’opinione pubblica. La personalità di Benzema ha diverse sfaccettature e senza dubbio non è priva di contraddizioni. Primo, incarna l’eccellenza del calcio francese. In secondo luogo, guadagna stipendi milionari. Terzo, è cresciuto nella periferia di Lione e non ha mai voluto rompere con alcuni dei suoi amici di quartiere diventati delinquenti. Ricordiamo che è stato giudicato colpevole e condannato dalla giustizia francese nel caso di ricatto di sex tape contro Valbuena».

In breve, Benzema non è proprio un cavaliere senza macchia. Ma questo già si sapeva. Poi c’è una componente del calciatore che è venuta fuori solo nell’ultimo periodo:

«Benzema da tempo desidera mostrare la sua fede religiosa in modo abbastanza ostentato condividendola con i suoi milioni di follower. Alla fine, in una Francia in cui Marine Le Pen ha ottenuto il 42% dei voti al secondo turno delle elezioni presidenziali, la constatazione è che la personalità di Benzema si divide e appare ad alcuni come il “colpevole ideale”».

Il professore Beaud conferma la tesi secondo cui ci sia un componente razzista nei discorsi contro Benzema. La “messa alla berlina” del calciatore avviene in un contesto “di crescente stigmatizzazione dei giovani di origine nordafricana, oggi accusati di tutti i mali”. Nel caso di Benzema però si tratta “di un membro della terza generazione algerina“.

Ciò significa che Benzema è francese fino al midollo osseo, per usare una locuzione barbara e improprio. Nato da mamma francese e papa algerino arrivato in Francia all’età di 9 anni. L’ipotesi del socilogo Beaud:

«Essendo stato tagliato fuori molto presto dal suo ambiente originario, a causa del suo percorso eccezionale, si sarebbe poi sforzato di “ripagare” i suoi ex amici. Per dimostrare loro che, nonostante tutto, era ancora uno di loro, appartenente come loro alla stessa generazione. Il suo rapporto con la religione, parallelamente ad alcune scappatelle nella sua vita privata, potrebbe facilmente essere interpretato come una forma di “rinascita” religiosa, di una “nuova nascita”»

 

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