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«Jacobs come Spalletti, lo elogiano se vince ma poi gli danno addosso al primo pareggio»

Il dt della nazionale di atletica: “Lui vive un tormento. quanti campioni abbiamo aspettato negli altri sport?”

«Jacobs come Spalletti, lo elogiano se vince ma poi gli danno addosso al primo pareggio»
Bahamas' Terrence Jones, Italy's Lamont Marcell Jacobs, and Bangladesh's Imranur Rahman compete in the men's 100m heats during the World Athletics Championships at the National Athletics Centre in Budapest on August 19, 2023. (Photo by Attila KISBENEDEK / AFP)

“Quanti Campioni Olimpici ha avuto l’Italia sui 100 metri? Uno”. Antonio La Torre è il Direttore Tecnico della nazionale italiana di atletica leggera, e difende Jacobs. La Torre fa anche un parallelo calcistico: “Siamo tornati al centro dello schermo – dice a OA Sport – durante i Mondiali è ripartita la Serie A di calcio eppure eravamo sulle prime pagine. Questo è il segno del lavoro fatto, ma non dobbiamo mai montarci la testa e dare nulla per scontato. Sempre per usare un paragone con il calcio: tutti a elogiare Spalletti per il lavoro fatto con il Napoli, poi eredita una Nazionale in corsissima senza avere il tempo per toccarla, contro la Macedonia tutti gli hanno dato addosso e poi dopo l’Ucraina tutti in ginocchio. Lo stesso effetto lo ha avuto Marcell Jacobs. Io ho visto Marcell torturarsi pur di essere a Budapest e anche la gara che ha fatto Zagabria la vedo positiva. Chiaro che quando non riesci a fare il tuo mestiere se sei infortunato… Quanti campioni abbiamo aspettato negli altri sport?”.

Per La Torredi fronte a quelli che insistono a dire che tutto va male, io rispondo che abbiamo fortuna. In ambito scientifico ti dicono che la prima volta è un caso, la seconda può essere fortuna, la terza inizia a diventare metodo. Io voglio che al centro ci siano gli atleti. Uno che è un animale di competizione come Marcell Jacobs, che soffre a non andare sui blocchi di partenza, quello che è successo in staffetta dovrebbe insegnare a tutti di non mollare. Marcell Jacobs in condizione cosa avrebbe fatto? In questo periodo non c’è il dominatore assoluto, è il primo che vive con grande tormento dentro, ma quello che hanno saputo comunicare i ragazzi della staffetta. Osservatori hanno evidenziato che il senso di appartenenza e di fatica ha dato una grande immagine della nostra staffetta, in un periodo dove Mancini è andato in Arabia Saudita e i problemi a gestire grandi rockstar come Paola Egonu (senza dare giudizi su Paola, che ritengo una grande atleta e una grande donna eccezionale). Questo attaccamento alla maglia azzurra ha dato un senso di squadra di cui abbiamo grande bisogno”.

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