Il Giornale pubblica un ritratto dell’uomo che ha attraversato cinquant’anni di calcio. Herrera lo vide e lo segnalò ai dirigenti della Roma

Il Giornale dedica quasi una pagina al ritratto di Claudio Ranieri. Comincia con una sua frase.
Cosa ho capito allenando in Premier? Forse vi deludo, magari vi aspettate che vi parli della mentalità dei calciatori o del loro modo di trascorrere la settimana. Invece no, nei miei anni in Inghilterra ho capito che due inglesi fanno un popolo, 57 milioni
di italiani no.
Il Giornale ricorda che da ragazzino, a Roma, lo chiavano Er Pecione, ossia l’approssimativo, l’arruffone, uno che non sa fare bene il suo lavoro. Faceva le consegne per il padre macellaio a Testaccio. Voleva giocare, inizialmente lo avevano messo in porta: «Ma io gioco in attacco».
La carriera gliela cambia Helenio Herrera.
E non è stata solo fortuna ma certamente Helenio Herrera ha avuto la sua bella fetta di importanza nella sua carriera perché il San Saba si allena a pochi passi dal campo della Primavera della Roma e il Mago un giorno va a vedere i ragazzi che giocano a pallone, lo vede e ne resta colpito. Lo segnala ai dirigenti, provino alle Tre Fontane e questi gli trovano una maglia nel Dodicesimo giallorosso, una sorta di cantera romanista.
Questo signore non fa più notizia, la sua è una regola, niente di impensabile, zero costruzione dal basso, 4-4-2, dietro gente che mena, pressing esagerato, palla lunga e pedalare con quelli che sentono la maglia e chi vuole andare in Saudi League a carriera in discesa, bene, tantissimi soldi, contento per loro.