Malagò: «L’Under 21 è stata una grande delusione, anche perché è la squadra del futuro»

A Sky Sport: «Una doccia gelata, la qualificazione era a portata di mano. Bastava sul 3-0 evitare di prendere due gol o fare un gol con la Norvegia»

malagò de laurentiis Maignan

Napoli 24/03/2023 - premio Enzo Berazot / foto Image nella foto: Giovanni Malago’

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Sky Sport sul calcio italiano.

«Siamo andati sulle montagne russe. Molto molto bene l’Europeo, un disastro la non qualificazione ai Mondiali. Inaspettata sotto ogni punto di vista la qualificazione delle tre squadre italiane alle finali, con addirittura un derby nella Champions e un’altra squadra in Europa League. Poi c’è stata questa doccia gelata della mancata qualificazione dell’Under 21 che poi è la squadra olimpica e soprattutto anche la squadra del futuro».

Malagò ha continuato:

«Ho molto apprezzato che Mancini abbia lasciato tre o quattro giocatori che erano di fatto non convocabili in pianta stabile nella Nazionale maggiore: Scalvini, Gnonto, Tonali. Ci siamo rimasti male, è stata sinceramente una grande delusione, anche perché al di là del fantascientifico arbitraggio della prima partita con la Francia era a portata di mano la qualificazione. Bastava sul 3-0 evitare di prendere due gol o bastava fare un gol con la Norvegia. La Francia era qualificata di diritto, Inghilterra, Scozia, Irlanda e Galles hanno un’unica nazione che le rappresenta all’Olimpiade, la Gran Bretagna, quindi bastava poco per arrivarci. C’è un grande rammarico perché hai 23 carte olimpiche e combatti per 13 giorni in 30 sport diversi per portarne a casa 11. Oggi negli sport di squadra è molto più complicato qualificarsi in certi sport che andare a medaglia. Questo è poco ma sicuro».

Malagò ha parlato dei risultati ottenuti nelle ultime edizioni delle Olimpiadi e dell’importanza del Coni:

«Sono stati anni in cui abbiamo dialogato e ‘combattuto’ per difendere la nostra autonomia. Il Coni parte da quella che è la preparazione di alto livello, di vertice, come è la preparazione olimpica. Ma solo un ignorante del mondo dello sport pensa che ci si debba occupare solo da un momento in poi della vita di un atleta. C’è tutto un percorso che comincia da subito, dalle scuole di sport, dalle bambine e bambini, e li si deve accompagnare per tutta la filiera tecnica e professionale. Io credo che il nostro Paese e il Coni abbiano dimostrato in questi anni di essere ancora di più un’eccellenza. Se confronti gli altri contesti e settori siamo lontani dai risultati ottenuti. Siamo molto orgogliosi perché siamo un ente pubblico, onoriamo il Paese sotto ogni punto di vista. In un certo modo di vedereil Coni e Sky hanno contribuito a far crescere il prestigio, la conoscenza, la cultura del nostro mondo. La parte olimpica in particolare. Volevo ricordare che da quasi quattro anni a livello di Olimpiadi, Mondiali, Europei e Giochi del Mediterraneo siamo sistematicamente primi in Europa come numero di medaglie vinte. Credo sia tanta roba. Temo che non durerà a lungo, ma godiamoci questo momento». 

A proposito del prossimo portabandiera:

«Se lo sapessi non lo potrei dire. Nel solco di quella che è sempre stata una logica, un ragionamento del portabandiera, credo sia bello ci sia la rappresentazione dell’equality gender. Poi è quello che sta caratterizzando i Giochi olimpici più di qualsiasi altro sport: praticamente stesso numero di atleti, stesso numero di medaglie, stesso numero di competizioni. Ormai ci sono degli sport che sono solo al femminile nel programma olimpico, come alcune discipline sul nuoto sincronizzato, nella ritmica individuale e di squadra».

Malagò continua:

«Parigi, la volata è cominciata da poco. Ci saranno momenti anche di dispiacere, di rabbia, di delusione, ma abbiamo seminato bene. Fino a qualche anno fa nel calcio contava molto la differenza, oggi bastano degli episodi per far vincere o perdere certe partite. A fronte di una cinquantina di nazioni, contro 10 di loro prima era una passeggiata di salute, contro 15-20 una mezza formalità, con 10 un problema e con 7-8 c’era una situazione di equilibrio. Oggi non è così: con le ultime 10 fatichi a fare la goleada, con le altre è sempre un problema. A Parigi non è che siamo in condizione di stracciare gli avversari dove siamo forti. È veramente legato all’imponderabile, al centesimo di secondo e al millimetro. Per quanto riguarda Milano-Cortina, sono un ottimista di natura, ho grande fiducia, ma bisogna essere realisti. Mi confronto quotidianamente in modo collaborativo con il CIO, il comitato organizzatore e il governo: stiamo all’inseguimento perché questo è il Paese, questa è la realtà inequivocabile. Siamo in buona compagnia, con tante altre scadenze, ma non è scontato che uno arrivi al momento giusto al tempo giusto con tutti i compiti fatti. Bisogna mettersi in condizione di non arrivare in condizione di rischio, ci muoviamo con grande responsabilità. Tutto ruota intorno all’impiantistica. Tocco un tema molto caro anche a Sky. Si parla spesso degli stadi, ma i palazzetti dello sport dove si gioca a pallacanestro e pallavolo, sono addirittura di una generazione precedente ai campi di calcio. È un dato di fatto: il 99% sono pubblici, quindi enti locali, possibile che in 50 anni siamo rimasti così indietro a fronte di risultati sportivi così strepitosi?».

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