Al CorSport: «So che ci sono delle aspettative, ma ho 17 anni e a volte si esagera quando si parla di me. Devo ancora dimostrare tutto con l’Udinese».

Il Corriere dello Sport intervista il trequartista dell’Udinese Simone Pafundi. La sua punizione sotto l’incrocio quasi al 90’ ha portato l’Italia Under 20 a battere la Corea del Sud. In Argentina Pafundi è stato celebrato con un paragone con Maradona. Racconta che il padre gli ha sempre consigliato di guardare i video di Diego per imparare e lui lo ha preso in parola.
«Quella è la mia mattonella, non potevo sbagliare. Nell’aria c’è qualcosa di speciale, lo sento. Mio padre è napoletano e mi ha sempre detto “guardati qualche video di Diego, è il migliore mai esistito”. L’ho fatto, con la speranza di imparare qualcosa».
Per Pafundi, invece, «Messi è un idolo assoluto».
I compagni, in allenamento, lo chiamano Messi. Pafundo parla della pressione che deve sopportare, delle aspettative che ci sono su di lui e ammette di avere ancora tanto da dimostrare, a soli 17 anni.
«Mi prendono in giro. Non è facile gestire certe pressioni. So che ci sono delle aspettative, ma ho 17 anni e a volte si esagera quando si parla di me. Devo ancora dimostrare tutto con l’Udinese».
Sulla convocazione di Mancini:
«Un onore. Per me lui è come un padre, mi fa i complimenti e mi rimprovera quando serve».
Si sente uno da Nazionale?
«Sì ed è bello: il gruppo mi ha accolto benissimo e dai grandi imparo tante cose. Sarebbe bello giocare il Mondiale dei grandi del 2026».
Pafundi parla dell’Italia in finale. Dice che la squadra ci ha sempre creduto, anche quando tutti gli altri non la davano per favorita, anzi, la consideravano una formazione mediocre.
«Ci abbiamo sempre creduto anche quando gli altri ci consideravano mediocri. Il gioco di mister Nunziata è spettacolare e l’intesa con Baldanzi è speciale. Dopo aver battuto Brasile e Inghilterra ci siamo resi conto della nostra forza».