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Ancelotti: «L’esonero di Maldini dimostra mancanza di cultura storica e di rispetto della tradizione milanista» 

A Il Giornale: «La storia insegna a vincere. Chi fa business sopra lo spirito sportivo è destinato a fallire»

Ancelotti: «L’esonero di Maldini dimostra mancanza di cultura storica e di rispetto della tradizione milanista» 
Helsinki (Finlandia) 10/08/2022 - Supercoppa Europea / Real Madrid-Eintracht Francoforte / foto Image Sport nella foto: Carlo Ancelotti

Tony Damascelli intervista Carlo Ancelotti per Il Giornale. Tanti i temi affrontati: dal Var al razzismo a Paolo Maldini ed al suo esonero dal Milan. Sulla tecnologia nel calcio, Ancelotti dice:

«Il var ha tolto il potere esclusivo all’arbitro, prendendo decisioni non in linea con lo spirito e la realtà effettiva del gioco. Il fallo di mano, ad esempio. Non c’è oggettività ma decisioni personali. Il var è male utilizzato, anzi è troppo utilizzato».

Come si potrebbe e dovrebbe rimediare? Ancelotti:

«Innanzitutto cambiando la formazione dell’International Board, con l’inserimento di ex calciatori e allenatori che conoscono bene e meglio il gioco. Sul fuorigioco, ad esempio, un ginocchio, un piede non può invalidare l’azione».

Sul numero eccessivo di partite giocate, Ancelotti:

«I miei, tra Liga, coppe e mondiale, concludono la stagione con 73 partite. Dal trenta dicembre al dodici marzo
abbiamo giocato senza sosta, tranne una settimana, spostandoci tra Marocco e Arabia. Non è possibile continuare così. L’Uefa lancia la nuova Champions con più squadre, la Fifa vara il mondiale con più nazioni, le leghe  promuovono la finale della Supercoppa nazionale a quattro squadre. O si mettono d’accordo tra loro o la salute dei calciatori non ha più alcuna importanza».

Ancelotti sul razzismo:

«Non posso accettare che lo stadio sia diventato l’ambiente più ostile di tutto e di tutti, non posso accettare questo clima di odio, per la pelle, per la religione, per l’etnia di un calciatore o di un allenatore. Nei quattro anni vissuti in Inghilterra non ho ricordi di insulti alla persona, fischi sì, cori anche, mai però un attacco personale, l’odio va combattuto, sarà un processo lungo».

Sull’esonero di Maldini:

«Io a Madrid ho imparato che la storia di un club va rispettata sempre, qui Di Stefano, Amancio, Gento, Puskas sono ancora valori esclusivi verso i quali si nutre riverenza. Per conservare la storia ai massimi livelli, va tutelata la memoria del passato, quello che è successo con Maldini dimostra una mancanza di cultura storica, di rispetto della tradizione milanista. Se è vero che con la storia non si vince è anche vero che la storia insegna a vincere».

La finanza domina.

«I club di football che pensano di fare business al di sopra dello spirito sportivo sono destinati a fallire. Il mecenatismo non ha più il significato di prima ma l’affarismo è negativo».

Cento vittorie, 1288 panchine, 4000 conferenze stampa, riassunto? Ancelotti:

«Girare il mondo mi ha insegnato a vivere. L’Italia è il posto migliore ma Madrid è la città ideale, Londra e Parigi sono fantastiche ma troppo impegnative, Monaco ha la sua faccia bella, il Canada è natura e libertà di circolare senza rompiscatole. Mi piace vivere e non sopravvivere».

Sull’ipotesi panchina del Brasile, Ancelotti:

«Sto bene a Madrid, ho un rapporto splendido con Florentino Perez, la vita qui è magica».

E conclude:

«Non smetto e poi è veramente difficile trovare qualcosa di migliore del Real».

 

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