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Spalletti: «Tarpare le ali non è inerente con quello che ci siamo detti a cena con De Laurentiis»

In conferenza: «Ho chiarito tutto in quella cena. Deve dirlo la società. È dura vincere uno scudetto quando tutti ti davano ottavo»

Spalletti: «Tarpare le ali non è inerente con quello che ci siamo detti a cena con De Laurentiis»
Napoli's Italian coach Luciano Spalletti looks on prior to the Italian Serie A football match between Napoli and Atalanta on March 11, 2023 at the Diego-Maradona stadium in Naples. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)

Il tecnico del Napoli, Luciano Spallettiha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Napoli-Inter e in piena tempesta mediatica sul suo futuro a Napoli.

Ieri ha parlato ADL, ha detto che non vuole tarpare le ali a nessuno. Lei si sente con le ali tarpate ma onorerà il contratto?

«Tarpare le ali sinceramente non lo so cosa vuole dire. Non è inerente a quello che ci siamo detti a cena. Per quel che riguarda quello che avrò da fare io, non ci vogliono un paio d’ali ma un paio di stivali. Non ho da volare da nessuna parte io.

Vi ridico quello che vi ho detto. Ve lo dirà il presidente. Ho definito tutto in quella cena, ho chiarito tutto»

Vuole restare o meno? I tifosi vorrebbero sapere.

«È sbagliato che vi mettete dietro la voce dei tifosi. È sbagliata. Questa cosa la dice la società».

E’ più difficile vincere o ripetersi?

«È difficile partire da ottavi e vincere. Adesso è diverso, è una squadra lavorata. Ho detto giorni fa che il Napoli avrà un futuro importante. Sono stati fatti passi corretti. È più facile lavorare in questa situazione che non quando sono arrivato. E mostra la pettorina. Quando sono arrivato ci ho fatto scrivere “sarò con te”. Mi dica chi aveva il coraggio all’epoca di dire questa cosa qui».

Sull’Inter

«Noi di stimoli ne abbiamo ancora molti, siamo fatti così. Calciatori scelti dalla società sono stati scelti bene, hanno disciplina forti verso sé stessi. Forse la cosa più stimolante, oltre al fatto che l’Inter è meritatamente finalista di Champions, è che noi le abbiamo battute le squadre forti di questo campionato. Manca l’Inter. I complimenti li facciamo anche alla Roma di Mourinho e alla Fiorentina di Italiano. Tutti noi traiamo vantaggi da questi risultati».

Questo gruppo ha espresso il massimo del suo potenziale?

«Diventa difficile prevederlo. Come possibilità di metterci le mani e poter ambire a… è una squadra perfetta. Sono tutti ragazzi giovani. Hanno fatto vedere tutto quello che hanno addosso. È una rosa molto importante, ha dei calciatori fantastici. Il presidente stesso ha detto che può avere un grande futuro, ha espresso ambizioni di vincere la Champions. Da zero ha portato il Napoli a questo livello qui».

Cosa direbbe il 4 giugno ai napoletani?

«Ho cercato di dare il massimo, ho dato tutto il mio tempo al Napoli. Ho ricevuto dai napoletani molto più di quello che ho dato. Quella sera della festa rimarrà per me indelebile».

Senza interpretazioni: ha parlato di stivali, quindi campagna, nel futuro di Spalletti non c’è il calcio?

«Non c’è stata necessità di fare alcuna trattativa. Non ho rifiutato alcun aumento di stipendio, non ho da pagare nessuna clausola, Non è vero che ho ricevuto  offerte per allenare altre squadre oltre il Napoli. Non è vero che sono in attesa di un’altra squadra da allenare. Chi scrive queste cose, scrive il falso. O scrive quello che gli fa comodo scrivere perché gli è stato detto di scriverlo».

Sul percorso in generale

«Quando sono arrivato, parlando con i miei figli: “babbo a Napoli non si può non andare”. Poi però c’è da esibire tante cose. A fine stagione arrivando terzo siamo stati contestati, criticati duramente, c’è da migliorare quella posizione lì. E fin dal primo giorno nello spogliatoio, potete chiedere a Di Lorenzo e a tutti quello che ho detto il primo giorno nello spogliatoio. Potete chiedere anche a quello lì dietro perché vi volete bene (Beppe Santoro, ndr) è in tutte le riunioni a sentire quello che diciamo, è fondamentale avere personaggi come Beppe Santoro. E poi me lo richiedo anche quest’anno. Ma poi bisogna andare avanti e migliorare. Siete tutti d’accordo che bisogna lottare per vincere la Champions».

È  felice?

«Non lo so, hanno scritto in più di uno. Quando arrivo sul pianerottolo di casa c’è scritto felicità o infelicità, non so quale porta prendere. Dipende, sono due situazioni molto vicine, però vivere quei momenti lì è stato bellissimo e lo è tutt’ora. Perchè ci sono mille persone ad ogni allenamento, è un tourbillon continuo, è bello ricevere l’abbraccio dei bambini che vogliono bene al Napoli. La vera felicità è quando rendi felici gli altri, se riesco a fare felice lei sono felice anche io. Siamo riusciti a rendere felici i tifosi quest’anno e siamo più rilassati, se la guardi al rovescio è una roba difficile da pensare, se rendi infelici tutte quelle persone è veramente difficoltoso gestirla nei tuoi sentimenti»

Preferisce creare da zero oppure da qualcosa di straordinario e migliorabile?

«Si preferisce di tutto, dipende dal momento e da tanti fattori. Quando si fa questo mestiere qui si vuole andare a vincere, soprattutto allenare squadre forti. E quando parli di Napoli, non è che puoi gestire la cosa: uno va per portare a casa dei trofei e delle cose che danno felicità a chi ti vede. Il livello qui è top, nel sentimento che si vive quotidianamente. Qui c’è veramente la qualità assoluta che ti rimette a posto le bischerate che fai, a Napoli c’è un ambiente che a volte crea difficoltà e c’è una città che li rimette a posto. La città rimette a posto tutto, quando hai a che fare con la gente, e noi a lavorare dentro ci sta che si commetta errori per non dare le migliori potenzialità alla squadra. Però c’è un amore per questi colori qui che riesce a rimodellare gli errori che ho fatto io, perchè è una città particolare. Quando si dice di tutti questi personaggi che hanno creatività, che hanno una particolarità, questa lingua, è difficile andare a ritrovare tutte queste cose altrove. E ti portano ad essere esclusivo, ti portano a tentare di andare al di là del tuo massimo. Quando si parla di allenare a Napoli, bisogna avere ambizioni forti»

Sono aumentate le aspettative, lei se dovesse incatenarsi per chi lo farebbe?

«È l’assieme che deve funzionare, anche se ci sono calciatori fantastici che avete spesso davanti agli altri ma questa squadra ha vinto anche senza Osimhen e Kvara. Sono stato messo nelle condizioni di allenare una buona squadra e bene. Poi, più di qualcuno l’ho penalizzato e invece di rispondermi con la stessa moneta hanno sempre risposto con l’entusiasmo giusto. Si figuri se oggi a tre partite dalla fine vengo a fare il nome di qualcuno che non vorrei l’anno prossimo. Parlo di squadra in blocco. Di corpo d’assieme. Li abbraccio tutti insieme».

Ha un credito che neanche immagina, i tifosi le sono grati e la amano: può scartare l’ipotesi Juventus da qui a 3 anni?

«Io sono già stato ripagato per quello che ho visto, sono a posto. Ogni anno come ho detto più volte, alla mia età devo rifare l’inventario di quel che mi gira per il cervello. Posso parlare solo di quest’anno dopo che l’ha detto il presidente».

Si sente esausto o di aver dato il massimo mentalmente?

«Sto benissimo. Ci penso 24 ore al giorno al calcio. È chiaro che quando si arriva in fondo, un po’ di fatica l’hai fatta e ti devi reinterrogare su come devi ripartire. Ci pensa il presidente a tenere tutti sulla corda, è molto bravo a tenere la corda tirata, è una cosa da fare. Io se decidessi di ripartire, riparto a mille all’ora. Sono disposto ad andare contro tutto e contro tutti, per il bene della squadra e dei risultati»

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