Sabatini: «Il capolavoro di Spalletti non può essere più ripetibile a Napoli»

Alla Milano Football Week: «Totti? Ho visto attacchi a Spalletti anche da parte dei tifosi vip della Roma. Incomprensibili perché Spalletti era ed è uno serio».

Sabatini

As Roma 07/02/2020 - campionato di calcio serie A / Roma-Bologna / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Walter Sabatini

L’ex direttore sportivo di Roma e Salernitana, Walter Sabatini, ha rilasciato alcune dichiarazioni ospite della Milano Football Week organizzata dalla Gazzetta dello Sport.

Sabatini ha parlato dell’allenatore del Napoli, Luciano Spalletti:

«Il suo a Napoli è un capolavoro che lì non può essere ripetibile. La sua squadra ha giocato un calcio sublime e il merito di quello che è successo è suo. La squadra ha recepito i suoi concetti e vincere lì è qualcosa di eccezionale. Quando fai una prodezza come la sua a Napoli, non puoi scappare o andartene: devi capitalizzare la felicità che hai distribuito in città».

Sabatini ha ripercorso le tappe della sua carriera:

«All’Inter ho fatto un errore gigantesco: rimanere fuori dall’organico del club. Se sei fuori, non conti niente per i giocatori, per lo staff o per i dirigenti. Avevamo firmato in Cina per la loro squadra cinese e poi ho accolto la richiesta di Zhang per l’Inter, dove però sono rimasto un corpo estraneo. Mi sento di chiedere scusa ai tifosi dell’Inter che meritavano un impegno a 360° da parte mia come quello nei sei anni alla Roma. Il mio più grande errore è stato lasciare l’Inter, dopo aver lasciato 8 mesi prima da Roma in maniera unilaterale».

E’ presente anche Capello, che interviene dicendo che lo avrebbe avuto come d.s. nella sua Roma. Sabatini gli risponde:

«Quando sono arrivato a Roma, Tempestilli mi diceva che quando c’era Capello anche i parcheggi dei giocatori erano perfetti, mentre adesso guarda che confusione».

Sabatini continua:

«Vivo di sentimenti eccessivi: odio Venditti per quanto mi ricorda con le sue canzoni la Roma. La Roma è stata la mia vita: 6 anni di sofferenza, ma anche di godimento e soddisfazioni. Sono stato bene, ma quante incaz… e notti tormentate. Nel mio libro dico che mio figlio Santiago e la Roma sono le uniche cose reali della mia vita perché le ho vissute fino in fondo. Io sono un padre improbabile perché sono diventato padre a 50 anni: vorrei sempre mio figlio in casa accanto a me e invece adesso lui ne ha 18 ed è a giro per l’Italia. Un figlio mio non si poteva chiamare Francesco o Paolo; si doveva chiamare per forza Santiago…».

Su Pastore:

«Il Pastore che ho avuto io al Palermo è stato magico e quando lo ha visto la prima volta Zamparini ha pianto; al Psg ha giocato sui suoi livelli per 6 mesi, mentre quando è tornato alla Roma aveva male a un’anca non a posto e non poteva rendere al massimo. Lo presi in Argentina quando giocava nell’Huracan assediando l’ufficio del suo procuratore per una settimana dalle 8 del mattino in poi».

Sabatini su Totti:

«Totti? A Roma non è un essere umano, ma un’entità metafisica che non può essere scalfita. Le cose più belle che ho viste nel calcio, le ha fatta lui davanti. Lui aveva la qualità di fare esattamente quello che avrebbe dovuto fare: un calcio immaginifico, quasi artefatto. Totti era fuori da un contesto, ma Spalletti era l’allenatore ed è giusto che abbia fatto le sue scelte. Le ingiurie che ho sentito contro Luciano e la sua famiglia in quel momento sono state insopportabili e per questo mi sono schierato con Spalletti. Anche da parte dei tifosi vip della Roma ho visto attacchi a Luciano incomprensibili perché Spalletti era ed è uno serio».

Sabatini continua:

«Nel 2018 ho pensato di morire e quando ero in ambulanza, la dottoressa mi disse che stavo morendo. Ho avuto paura. In quel momento volevo un giorno di vita in più per regolare tutto, con mia moglie, con mio figlio. Credevo mi rimanessero poche ore… Sono stato 25 giorni in coma ed ero certo che gli infermieri avessero venduto il mio corpo a un’agenzia di pompe funebri. Quando mi sono svegliato, sparavo ‘vaffa’ ad ogni infermiere… Meritavo di morire e invece impropriamente vado in giro adesso con l’ossigeno sintetico, ma sto bene. Io mi sento responsabile di tutto, anche quando un calciatore che ho preso sbaglia uno stop. Ho amato tutti i miei calciatori, compreso Nainggolan che era un ubriacone, un delinquente e un avvinazzato, ma anche un giocatore super. Lo chiamavo la sera e gli chiedevo dove fosse. ‘Sono a casa Walter’, mi rispondeva e poi alle 3 lo trovavano a giro per Roma ubriaco».

 

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