Vigorito: «Cannavaro? I professori di calcio funzionano a parole, ma la realtà sono i fatti»

Al CorSport: «Nel calcio viene avvantaggiato chi viola le regole. Guardiamo la Reggina. Le regole vanno riscritte. E devono essere inequivocabili».

vigorito

Il Corriere dello Sport ospita una lunga intervista al presidente del Benevento, Oreste Vigorito. Il Benevento è passato dalla lotta per la terza promozione in Serie A di un anno fa a quella per evitare la Serie C. Vigorito analizza ciò che non ha funzionato.

«Ci sono stati errori. Io per primo ne ho fatti tanti. Quello più grande è non essere stato risoluto nel resettare il progetto e renderlo più sostenibile e congruo alle possibilità e all’interesse della città. Dopo quella gara all’Arena Garibaldi si era chiuso un ciclo. Eravamo partiti per fare un grosso rinnovamento. Ma non siamo riusciti a vendere calciatori che pesavano sull’organico e sul bilancio per liberare spazi e risorse. E abbiamo fatto acquisti che non hanno sempre funzionato. Come i veterani».

La situazione, dice Vigorito, è stata aggravata dagli infortuni.

«L’attuale situazione è stata aggravata dagli infortuni. Dieci/undici al mese non sono tollerabili. E abbiamo dovuto resettare in corsa lo staff sanitario. Avrei voluto cambiare tutto dopo aver perso la A in modo rocambolesco. Ma non ci sono riuscito. E’ la colpa che mi attribuisco. Altre non riesco a trovarne».

Vigorito parla anche dei contrasti con una parte dei tifosi.

«Guardi, io ho provato a dialogare col popolo giallorosso dal primo giorno e mi auguro di poterlo ancora fare. Ma se su 8 mila abbonati, 4 mila non vengono allo stadio, faccio fatica a comprenderne le ragioni. So che il calcio è della gente. E senza la gente manca una componente fondamentale. Ma il saldo negativo lo pagano i presidenti e le norme attuali non aiutano l’equilibrio dei club».

Sulle tante cessioni eccellenti:

«Molti hanno abbandonato la nave. Ma chi è andato via non ha mai spiegato perché. Lapadula, Barba, Forte averli persi ci ha penalizzati. Qualcosa s’era rotto. Ma non con me».

E aggiunge:

«La cosa triste è che vanno via senza salutare».

Tre allenatori in una stagione la prova di una sconfitta? Vigorito:

«Cannavaro aveva portato freschezza. Ma l’effetto non è durato. Certo, l’ho visto lavorare con passione. Ma dopo la fiammata iniziale ci eravamo spenti anche con lui. E’ andato via il direttore sportivo, un particolare non irrilevante. Non c’era più condivisione nella soluzione dei problemi emersi. Tanti. I professori di calcio sono il pronto soccorso che a parole funziona sempre. Ma sono i fatti la realtà. Serviva altro»

Su Stellone:

«Mi è sembrato l’uomo giusto per generare risorse umane e ambiente. Ci sta provando con tenacia. E non molla. Come me. Ha un’etica non comune e coi giovani sta facendo bene. Ma non ci si salva da soli».

Vigorito commenta le decisioni arbitrali, spesso sfavorevoli al Benevento.

«Io credo che la classe arbitrale stia provando a ringiovanire i ranghi e questo processo indispensabile necessita di tempo. Tutti subiscono errori, non voglio alimentare, però, la logica delle congiure. Il problema è nell’utilizzo del Var che, a Bari, chiama un rigore per noi e l’arbitro va a verificare un’immagine precedente che non poteva essere segnalata. E questa confusione che non va».

Otto rossi e 202 minuti in inferiorità numerica, solo l’Ascoli più colpito del Benevento. E 6 rigori contro. Tutto giusto? Vigorito:

«Il Benevento commette meno falli degli avversari e patisce più sanzioni. Lo certificano statistiche ufficiali. A Bari più interventi irregolari di noi e un solo giallo per la squadra di Mignani. Ci sono riscontri illogici. A Pisa abbiamo giocato senza Tello espulso col Como senza aver fatto fallo. Il Benevento è una società sana e ha tifosi esemplari. Rispettiamo le regole e non ci sentiamo perseguitati. Ma qualcosa non torna».

Sui club virtuosi e quelli meno e sull’operato del presidente Gravina:

«Chi si comporta in modo onesto fa il suo dovere. Viene avvantaggiato chi viola le regole. La Reggina sta usufruendo di una maggiore disponibilità finanziaria che ha inciso sul piano tecnico. Anche se poi per vincere non bastano i soldi. Le regole vanno riscritte. E debbono essere inequivocabili».

Il futuro della Strega sarà con o senza Vigorito?

«Sono concentrato sul presente. Se dovessi restare nel calcio, l’esperienza inciderà. In 17 anni ho comprato 180 calciatori e ho speso una fortuna. Ma ho potuto realizzare i miei sogni. Il futuro dovrà essere sostenibile. Dobbiamo essere una sana società di provincia. Con grandi ambizioni e i piedi saldamente piantati nella realtà. Strutture adeguate e giovani da valorizzare. Ne abbiamo tanti. Carfora non è il solo. E il sistema dovrà premiare chi valorizza i talenti».

Alla gente che è stata al suo fianco e ai contestatori che immaginano un Benevento senza Vigorito cosa sente di dover dire?

«I club italiani sono sempre più in mano a miliardari stranieri e a fondi sovrani esteri. Noi dobbiamo ricostruire la possibilità di fare calcio nel Sannio, una terra che io amo profondamente. È la prima stagione che abbiamo fallito. Siamo tutti colpevoli, ma la responsabilità è soprattutto mia. Credo che il Benevento non morirà. Ancora in Serie B oppure altrove continuerà a esserci. Ma dovrà farlo in modo diverso e proporzionato all’interesse di città e territorio. Intanto, crediamo nella salvezza e stringiamoci forte alla Strega. Tutti insieme. Il futuro è adesso».

Correlate