Ci cascano in tanti, forse la disponibilità economica li rende meno attenti alle truffe e credono più facilmente a fantomatici prezzi di favore

Gazzetta approfondisce un tema che spesso passa sottotraccia. Le truffe ai calciatori. Negli anni sono tantissime le star del pallone che per diversi motivi cascano in inganni costruiti a regola d’arte. Fra loro Cassano, Higuain, Rincon, Mexes, Recoba, Vucinic. E spesso il tallone d’Achille sono le auto di lusso.
Qualche anno fa a Genova ci cascarono fra molti Higuain e Rincon:
“C’era una banda criminale che si era specializzata nella vendita delle auto di lusso a calciatori famosi e vip vari. Certi calciatori credono che entrando in campo con il piede destro riusciranno a fare gol, perché non dovrebbero credere a un amico degli amici che promette sconti eccezionali? Nella rete ci finirono in molti. Gonzalo Higuain comprò una Bentley Continental, Tomas Rincon una Smart Brabus, Diego Laxalt una Porsche 911 GT3. Peccato poi che da ogni pagamento la banda facesse sparire migliaia di euro. Come? Con fatture falsificate, dichiarazioni inesistenti, compravendite estere e prestanome“.
Altro stratagemma usato è quello del leasing, le auto in prestito per un lungo termine:
“Più di dieci anni fa, invece, si fece un certo nome, sempre a Genova, la “Gang dei leasing”. Si parlò di un giro d’affari di 80 milioni di euro. Nel registro degli indagati finirono più di cento persone, compresa una decina di calciatori, tra cui Antonio Cassano e Alvaro Recoba. Che non c’entravano nulla, in verità. Perché loro le auto le avevano pagate regolarmente. Però era successo che i rivenditori avevano sottoscritto prestiti senza poi rispettarli. Leasing a raglio. Si paga la prima rata e poi ciaone“.
Esistono anche truffe architettate tramite il noleggio della supercar di turno. Successe prima di Cassano e Recoba:
“Tra le vittime del raggiro c’erano molti ex calciatori della Roma: da Matteo Ferrari a Philippe Mexes, da Mirko Vucinic a Carlo Zotti. Il famoso amico degli amici proprietario di una concessionaria prendeva a noleggio alcune auto di lusso, le faceva vedere ai giocatori e poi li convinceva a comprarle. Solo che i calciatori non lo sapevano mica, che quelle auto erano state noleggiate. Non erano ”in conto vendita”, ma concesse in locazione da una società di noleggio a cui non venivano mai restituite. E così ogni fine mese ricevevano solleciti di pagamento per finanziamenti mai chiesti. Il furbastro della concessionaria – falsificando la firma – aveva riempito i moduli con i dati anagrafici e di reddito dei vari Mexes e Vucinic, a cui prima aveva richiesto la fotocopia dei documenti“.
E infine la classica truffa del concessionario fantasma. A Roma ci cascarono Silenzi e Venturin, compagni nel Napoli e nel Torino. Siamo negli anni ’90:
“Ingaggi da favola, che tanto un quinquennale non si nega a nessuno. L’amico degli amici li porta in gita a Roma. C’è un posto dove le Porsche te le tirano dietro. Silenzi e Venturin comprano una Porsche a testa. E la pagano sull’unghia, centomila più centomila. Chiavi in mano? Anche no. Incassati gli assegni l’amico degli amici e il tipo della concessionaria assicurano: lasciateci qua le due Porsche per una settimana, il tempo che dal magazzino arrivino tutti gli optional scelti. A questo punto esistono due versioni. La prima: l’amico, sì, lui, si pente, ammette la truffa e promette di restituire loro i soldi versati. La seconda versione invece è molto più cinematografica. Dopo una settimana i due calciatori si presentano alla concessionaria ma la concessionaria non esiste più”.