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Martone: «Troisi è stato un Chaplin napoletano. Artista ribelle, insofferente al conformismo»

Al Messaggero: «Aveva la schiena dritta, era allergico al potere, alle censure, alle leggi del mercato. Era un grande autore, non solo un comico geniale»

Martone: «Troisi è stato un Chaplin napoletano. Artista ribelle, insofferente al conformismo»
Venezia 07/09/2020 - Festival del Cinema di Venezia / foto Beescoop/Image nella foto: Mario Martone

Dopo gli applausi ricevuti al Festival di Berlino, stasera, al Cinema Troisi di Roma, Mario Martone presenterà il documentario dedicato a Massimo Troisi, “Laggiù qualcuno mi ama”. Uno sguardo d’autore, la personale visione di Martone su Massimo Troisi. Il regista ne parla al Messaggero.

«Laggiù qualcuno mi ama rappresenta il film che Massimo e io ci eravamo ripromessi di girare insieme ma non
abbiamo mai realizzato».

Martone ha sempre definito Troisi un «non allineato». Spiega perché.

«Troisi era un artista ribelle, insofferente al conformismo e allergico al potere, alle censure, alle leggi del mercato. Aveva la schiena dritta. Pur adorato dal pubblico, rimase sempre fedele a sé stesso. Nel 1982, dopo il successo travolgente di Ricomincio da tre, fu invitato a Sanremo ma quando provarono a imporre dei “paletti” al suo intervento, decise di non partecipare all’ultimo momento. Tanto che la Rai non fece in tempo a togliere il suo nome dai titoli di testa».

Martone è entrato nell’intimità di Troisi grazie ad Anna Pavignano:

«Mi ha messo a disposizione con generosità i famosi foglietti in cui Massimo annotava le idee, le sue agende-diario, la sua voce registrata. Questi materiali preziosi rivelano la sua grandezza ma anche la sua fragilità: intercettando in anticipo dei temi squisitamente contemporanei, nei suoi film ha parlato con meravigliosa leggerezza di disagio, difficoltà di vivere, malattia».

Martone continua:

«Tutto il suo cinema racconta l’amore che non si raggiunge mai ed è fonte di disagio esistenziale, inquietudine, riflessioni profonde».

L’intento del documentario, spiega, è «dimostrare che era un grande autore, non solo un comico geniale».

Esiste il rischio che Troisi venga dimenticato?

«Assolutamente no. E’ più vivo che mai proprio sui social e la sua drammaturgia sintetica si adatta perfettamente
al linguaggio contemporaneo. E’ stato un Chaplin napoletano».

 

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