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Il modello Milan si è arenato, Maldini difende il suo lavoro ma è il club che ha speso di più (Corsport)

Tutto è cambiato con la querelle per il rinnovo di Maldini e Massara. Ora non ha i soldi per Zaniolo perché li ha spesi per De Ketelaere

Il modello Milan si è arenato, Maldini difende il suo lavoro ma è il club che ha speso di più (Corsport)
Db Riad (Arabia Saudita) 18/01/2023 - Supercoppa Italiana / Milan-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paolo Maldini-Federick Massara

Il Milan non cresce più. Lo scrive Alessandro Giudice sul Corriere dello Sport. Non può permettersi Zaniolo perché ha speo tanto per De Ketelaere.

Zaniolo è un pallino dell’area tecnica da quando la Roma chiedeva 60 milioni. Ora le pretese giallorosse sono forzatamente calate a 30-35 ma il Milan ha esaurito il budget di mercato a luglio (andando perfino un po’ oltre) puntando quasi tutto su De Ketelaere. Uno sforzo per l’esterno italiano inciderebbe allora sulla dotazione della prossima stagione, la cui dimensione dipenderà inevitabilmente dalla qualificazione in Champions.

Un modello di crescita basato sulla collegialità che funzionava alla perfezione si è inceppato. Tanti i soldi spesi, ma pochi i risultati.

Maldini, dopo l’ultima sconfitta in campionato, ha parlato di un Milan che sta nei parametri. Vuol dire che ci sono limiti di spesa che impediscono acquisti costosi come quelli che lui considera necessari ad alzare il livello tecnico della squadra, scrive Giudice, che aggiunge:

“Numeri alla mano, la proprietà ritiene invece di avere esaudito le richieste dell’area tecnica per il 2022/23: 50 milioni di saldo negativo tra acquisti e cessioni l’estate scorsa è il budget più alto della Serie A. Le dirette concorrenti hanno chiuso addirittura in attivo, avendo pure venduto. Si fa l’esempio del Napoli, capace di monetizzare giocatori importanti per finanziare operazioni da 15/20 milioni di grande impatto sul campo”.

Giudice continua:

“Le disfunzioni organizzative del Milan sono alla base del calo di una squadra che ha affrontato tutti gli impegni post-Mondiale con gli stessi giocatori dell’anno scorso (tranne Dest, titolare con la Lazio per l’assenza di Hernandez). Nessuno dei nuovi ha saputo guadagnarsi una maglia da titolare, segno di un mercato incapace di rafforzare la rosa e di ampliarla, soprattutto nei ruoli ritenuti più deboli. Negli ultimi tre anni il Milan rappresentava una notevole eccezione per il calcio italiano”.

Una novità che riguardava non solo la capacità di resistere alle pressioni dei giocatori e dei loro agenti, ma anche relativa al metodo, spiega Giudice.

“La novità era pure nel metodo, basato su un team la cui selezione dei prospetti era condivisa, collegiale, ma soprattutto orientata al rendimento sull’investimento. Un comitato in cui sedevano responsabili dell’area tecnica, scouting e finanza oltre al top management. Quel percorso di crescita si è interrotto. (…) Il nodo del rinnovo di Maldini-Massara ha prodotto la concessione all’area tecnica di un’enorme autonomia decisionale all’interno di budget fissati dalla programmazione finanziaria”.

Sostituire un metodo con le capacità individuali, scrive Giudice, è sempre molto rischioso.

“Nessuna azienda può prescindere da meccanismi direzionali oggettivi e finanche i manager preferiscono, di solito, strutture in cui le decisioni individuali vengono protette dalla condivisione. Avanzare richieste di poteri assoluti dà ebbrezza ma denota poca malizia, esponendo inevitabilmente al rischio di personalizzare i passi falsi, sempre possibili in un business incerto come il calcio. Uscire dall’impasse non è facile”.

A fine stagione, se i risultati saranno deludenti, sia dal punto di vista sportivo che in termini di crescita della qualità, gli americani potrebbero rivedere la struttura in piedi finora nel Milan.

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