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Rugby, la banana marcia regalata a Traoré dai compagni per Natale arriva sul Times 

L’ennesimo episodio di razzismo, l’ennesimo esempio di preistoria dei valori sportivi e umani. Intervengono anche la Benetton e la Federazione

Rugby, la banana marcia regalata a Traoré dai compagni per Natale arriva sul Times 
Roma 24/02/2019 - rugby torneo 6 Nazioni / Italia-Irlanda /foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Cherif Traore

Rugby, Cherif Traoré e la banana marcia regalata dai compagni per Natale arriva sul Times

Il caso di Cherif Traoré e della banana che gli hanno regalato per Natale i compagni di squadra è arrivato sulle colonne del Times. Del resto lo stesso pilone della Benetton rugby aveva scritto su Instagram:

«Fuori dall’Italia un gesto come questo è condannato gravemente anche all’interno di piccole realtà».

E infatti, giustamente, il Times lo tratta come un caso di razzismo bello e buono. Il quotidiano ricostruisce l’accaduto, pubblica integralmente il messaggio social di Traoré, e anche le dichiarazioni della Benetton Rugby, che ha preso posizione sulla questione. La società scrive:

«Con riferimento al post apparso questa mattina sui profili social del nostro giocatore Cherif Traoré, Benetton Rugby coglie l’occasione per sottolineare che abbiamo sempre condannato con la massima forza ogni forma di espressione e/o discriminazione razzista. Queste cose non fanno parte della nostra cultura e non rappresentano la nostra identità e i nostri valori. Lo abbiamo sempre dimostrato con le nostre azioni, non solo con le parole, e continueremo a farlo con rigore. Questo tipo di comportamento non ha posto nello sport e di fronte a episodi di questa natura Benetton Rugby sarà sempre dalla parte del rispetto delle persone, della loro cultura, della loro etnia, della loro religione e della loro dignità».

Anche la Federazione Italiana Rugby ha rilasciato una dichiarazione ufficiale.

«La Fir sottolinea il nostro impegno per un gioco che sia pienamente inclusivo, accogliente e libero da ogni forma di discriminazione razziale. Il razzismo, l’intolleranza e ogni tipo di pregiudizio non hanno posto — e non devono avere posto — nello sport e nella società civile. La Fir sottolinea la sua piena fiducia nella condotta del Benetton Rugby e nell’adesione del club ai valori fondamentali del gioco».

Il Times ricorda che in un’intervista alla rivista Rugby World rilasciata l’anno scorso, Traoré aveva detto di non aver “mai avuto problemi” in Italia a causa del colore della sua pelle. «Forse alle mie spalle la gente mi insulta, ma nessuno mi ha mai detto qualcosa del genere in faccia. Forse le persone sono spaventate dalla mia taglia!».

La Gazzetta dello Sport ricostruisce la storia e la carriera di Cherif Traoré. Nato in Guinea, si è trasferito in Italia quando aveva 7 anni per seguire il padre che viaggiava per lavoro.

“Un personaggio sempre allegro, sorridente (è soprannominato “Sorriso” proprio per il suo carattere, oltre a “Sceriffo”, per via dell’assonanza col nome) e amante del rugby. Un ragazzo che oltre a dare tutto in campo sa farsi voler bene in gruppo, e anche per questo forse non si capacita ancora di quanto gli sia successo”.

Cherif Traoré viene da una famiglia di calciatori, lui stesso ha provato a darsi da fare con il calcio, come ha raccontato in passato.

«Giocavo a calcio, ero un difensore cattivissimo, davo una stecca dietro l’altra e prendevo un sacco di cartellini. Mio padre, che veniva sempre a vedermi, un giorno mi ha detto ‘Figlio mio, questo sport non fa per te’ e mi ha convinto ad iscrivermi a rugby, e adesso questo sport è tutta la mia vita».

Traoré, scrive la Gazzetta,

“ha sempre vissuto il rugby con allegria: dopo l’esordio in nazionale nel 2018 gli chiesero quale fosse il suo punto forte, e lui rispose con leggerezza: “La simpatia”, e poi aggiunse “il mio punto forte in campo non posso dirlo, altrimenti poi gli avversari mi studiano”, sempre ridendo. Proprio il fatto che persino uno come lui si sia arrabbiato così tanto fa capire la portata e l’assurdità di un gesto che a pochi passi dal 2023 non dovrebbe nemmeno essere pensato”.

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