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«Maradona non considerava Messi il suo erede. Diceva che senza palla si spegneva»

La Stampa intervista Stefano Ceci: «Diego era straordinario e impossibile, prendeva 20 pasticche al giorno, cambiava umore, le persone si stancavano»

«Maradona non considerava Messi il suo erede. Diceva che senza palla si spegneva»
Db Johannesburg (Sud Africa) 17/06/2010 - mondiali Sud Africa 2010 / Argentina-Corea del Sud / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Diego Armando Maradona-Lionel Messi

Maradona. Gioca Messi, gioca l’Argentina, e si parla di Maradona. La Stampa intervista Stefano Ceci l’uomo che gli è stato vicino nell’ultima parte della sua vita.

Vedeva Messi come erede?

«No. Ne rispettava l’immenso talento, riconosceva le immense doti però era convinto che senza palla si spegnesse. Non vedeva similitudini».

Se tutti ancora lo cercano, perché è morto da solo?

«Come è morto Pantani? Come è morta Marilyn Monroe? Come è morta Amy Winehouse? Maradona era già oltre quando se ne è andato, prendeva 20 pasticche al giorno, un mix per ogni cosa. Aveva consumato il bonus di 15 anni extra vissuti in più perché era lui: straordinario e impossibile».

Però si era rintanato in una casa squallida.

«Squallida? Era spoglia, banale, ma non gliene fregava più nulla. E il contratto lo ha firmato una delle figlie. Quando è morto tutti a inorridirsi, eppure lo avevano visto tutti dove e come stava».

Perché i figli contestano il suo ruolo e la gestione dei diritti di immagine?

«Perché sono cinque da quattro madri diverse e non si mettono d’accordo tra loro sulla percentuale. Non si fidano gli uni degli altri e litigano con me. Vedano loro, il tribunale mi sta dando ragione».

I giocatori che hanno attraversato la sua carriera lo andavano a trovare, tenevano i contatti?

«No. Da tempo, però nemmeno era facile averci a che fare. Non si faceva trovare, cambiava umore. Le persone si stancavano di inseguirlo e di farsi magari pure maltrattare. Era così, pacchetto completo. Tanto da dare, a prezzi altissimi. E non parlo di soldi, ovvio».

«Io pur di stargli a fianco ho condiviso ogni esperienza, anche le peggiori. Sono stato pure arrestato, questioni di droga. Ho evitato il carcere perché nella sentenza si dice “dipendente da Maradona”. È depositata, con la perizia del medico di Catanzaro Rivalta».

 

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