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Tempo effettivo nel calcio, sicuri che sia così facile introdurlo?

Il dibattito nato ai Mondiali. Serve una nuova figura professionale, il cronometrista. che dovrebbe conciliarsi con la terna arbitrale e il Var. E stabilire le regole

Tempo effettivo nel calcio, sicuri che sia così facile introdurlo?
Algeria's players react to the 9 minutes of additional time given by the referee during the FIFA Arab Cup 2021 semi-final football match between Qatar and Algeria at the Al-Thumama stadium in the Qatari capital of Doha on December 15, 2021. (Photo by JACK GUEZ / AFP)
IL PROBLEMA NON SONO I MINUTI DI RECUPERO, MA LA PERCEZIONE DEL TEMPO EFFETTIVO GIOCATO
✍️Articolo elaborato da spunti riflessivi di Massimo Dotto
“Quello che vogliamo evitare è fare una partita della durata di 42, 43, 44, 45 minuti di gioco attivo. Questo è inaccettabile”. Le parole di Pierluigi Collina, presidente della Commissione Arbitri della Fifa, in merito ai molti minuti di recupero assegnati in queste prime partite del Mondiale in Qatar, sintetizzano l’obiettivo arbitrale per tutta la competizione. E di conseguenza il potenziale (unico e forse più semplice) rimedio.
Prima però di dare sfogo alla nostra riflessione, a seguito di una conversazione con il nostro consulente arbitrale di fiducia Massimo Dotto, è bene partire da dati numerici solidi.
🇷🇺Mondiali 2018 (fase a gironi)
Tempo effettivo medio: 55′
Minuti giocati in media a match: 97′
🇶🇦Mondiali 2022 (fase a gironi)
Tempo effettivo medio: 55′
Minuti giocati in media a match: 106′
Le statistiche sono prese dal profilo Twitter di OptaPaolo di Stats Perform e risalgono a giorni fa.
Seppur il campione di partite sia esiguo (otto), si capisce da subito come i recuperi così extralarge abbiano permesso di pareggiare il tempo di gioco attivo tra il mondiale russo e quello qatariota. Si direbbe, alla faccia della loro inutilità! È innegabile comunque che vedere extra time a doppia cifra, faccia storcere la bocca. Invero il tutto è dettato principalmente dalla disabitudine del tifoso (noi compresi eh) a quelle componenti di gioco, che influenzano poi l’ammontare del “gioco attivo”. Si parla quindi di ammonizioni, sostituzioni, esitazioni dopo gol, infortuni, perdite di tempo generiche e via discorrendo.
La questione del recupero ampio va superata con la cultura, con la consapevolezza e con la giusta comunicazione. Già partite dal vederlo non come “recupero” di gioco, ma come tempo che non è stato ancora giocato, aiuterebbe e non poco. Bisognerebbe poi che vi fosse una comunicazione del tempo di gioco effettivo di ogni partita. Questo per far capire a giocatori, spettatori a casa e allo stadio, che se in una partita con 115 minuti di orologio se ne giocano 55, con 95 minuti di cronometro probabilmente si starebbe sotto i 50. Obiettivamente giocare meno di 50 minuti effettivi su 90 più recupero ha senso? Presa coscienza di ciò, quale sarebbe la reazione razionale?
C’è chi sullo slancio dei recuperi extralarge ha parlato di tempo effettivo, come soluzione e/o conseguenza naturale di questa intransigenza arbitrale ai mondiali. Volgarmente mutuare da altri sport (rugby su tutti) il tempo effettivo, al fine di eliminare qualsiasi perdita di tempo. Nessuno sa con certezza se sarà questa la direttrice evolutiva futura dell’Ifab e della Fifa, ma al momento ci sarebbero alcuni ostacoli alla sua realizzazione più stringente.
Il primo è in termini di figure professionali. Il cronometrista, cioè colui che nello sport ha il compito di tenere il tempo effettivo di gioco, è una figura che dovrebbe conciliarsi con la terna arbitrale e il Var. Veramente uno staff extralarge, che nel calcio minore sarebbe difficile da collocare per questioni economiche e di organico (dove reperirli?). Ciò creerebbe una disparità enorme tra il calcio pro e il calcio dilettantistico. Il secondo in termini di caratteristiche intrinseche del calcio rispetto ad altri sport, contraddistinti da pause più accentuate. La touche del rugby e la relativa preparazione è l’esempio palese di quali differenze intercorrano con il calcio, dove la rimessa laterale è molto più dinamica e rapida.
Prima di pensare quindi a questa evoluzione “copernicana” nel calcio, è bene capire come poterla adottare a tutti i livelli della piramide di questo sport. Nonostante ciò, con uno slancio “futurista” Massimo Dotto ha accolto l’idea del tempo effettivo, proponendone una possibile versione mista e selettiva.
La proposta è un “tempo effettivo selettivo”, che sarebbe applicabile sin dal settore giovanile e scolastico.
Tempo fermo per:
✓calci di rigore (dal momento del fischio per la sanzione tecnica al momento del fischio per la battuta);
✓sostituzioni (dal momento del consenso per la sostituzione al momento del fischio per la ripresa di gioco);
✓infortuni (dal momento del consenso per l’entrata dei sanitari al momento del fischio per la ripresa di gioco);
✓eventuali lunghi stop, come ad esempio per la sistemazione delle reti, ripristino di una bandierina, .(dal momento della presa in carico della sistemazione al fischio per la ripresa di gioco)
✓festeggiamenti (dal momento della rete al fischio per il calcio d’inizio);
✓posizionamento della barriera (dal momento in cui è decisa l’attesa del fischio per la battuta, al momento del fischio per la ripresa di gioco).

Naturalmente si potrebbero sperimentare una o più di queste situazioni (già con le prime 5 si coprirebbe la stragrande maggioranza delle perdite di tempo).
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