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Il Bologna di Thiago Motta dimostra che era giusto esonerare Mihajlovic

Dopo l’ipocrisia sul rifiuto di De Zerbi (poi andato al Brighton con tre milioni d’ingaggio) e l’invocazione della pietà sempre rifiutata dal serbo

Il Bologna di Thiago Motta dimostra che era giusto esonerare Mihajlovic
Il Bologna di Thiago Motta

Nel silenzio generale, la squadra felsinea ha racimolato 13 punti in 9 partite dall’arrivo di Thiago Motta, 12 nelle ultime 6. Prima c’era stato qualche roboante scivolone, come il 6-1 subito a San Siro da una straripante Inter e un inizio zoppicante, tutto sommato fisiologico. La squadra, in particolare con avversarie di medio-bassa classifica, gira che è un piacere. La parola chiave nella politica del tecnico ex Spezia è “duttilità”: la difesa viene alternata a 3 o a 4 in base agli interpreti in campo; davanti, i rivitalizzati Barrow e Orsolini si alternano nell’affiancare come mezze punte o esterni sulla trequarti l’inamovibile Arnautovič. El Principe Dominguez sta finalmente mostrando le sue qualità di rifinitore e interditore, Ferguson il perché sia stato pagato 3,5 milioni in estate.

In settembre, dopo l’esonero di Mihajlović, si era gridato allo scandalo. Ci si era occupati del caso, all’epoca, in un post appositamente dedicato alla retorica intorno all’allontanamento dell’allenatore serbo – https://bit.ly/3Ad6svD -. L’addio, secondo la stampa nostrana, era stato prematuro. La carta stampata, con i consueti giochi perversi di cui è capace, aveva completamente tralasciato i motivi “sportivi” dietro l’esonero e si era concentrata sul Mihajlović uomo, la sua lotta contro la malattia e la “crudeltà” dei brutti e cattivi Joey Saputo e Giovanni Sartori.
A buttare benzina sul fuoco, il rifiuto di De Zerbi, l’amico, spinto da “nobili motivi” per non accettare la panchina della città dalle due torri, il rispetto per il collega viene prima di tutto. In realtà, erano circa tre milioni i “nobili motivi” dietro al no del bresciano, ossia quelli elargiti dal Brighton per affidargli la squadra britannica post-Potter. Si stenda un velo pietoso. Ecco, la pietà. La pietà che non ha mai voluto suscitare il serbo e che secondo i giornali, invece, doveva essere la ragione per lasciare al suo posto Mihajlović.
La scelta della sostituzione già a inizio settembre, dopo 5 giornate, non era stato troppo prematura, semmai tardiva. È evidente di come le frizioni con alcuni componenti della rosa, su tutti gli insofferenti Barrow e Orsolini, avessero minato il clima di Casteldebole e che la relazione tra il mister serbo e il Bologna fosse ormai logora. Il prescelto in corsa per dare la scossa ai felsinei non è uno a caso. Si necessitava di un tecnico abile a valorizzare il materiale a disposizione, tatticamente duttile e allineato con la società. Thiago è l’artefice dell’insperata salvezza dello Spezia, nello scorso anno squadra condizionata dal blocco del mercato nella scorsa stagione e deficitaria in alcuni reparti: l’uomo giusto.

L’inizio lento, le critiche sia per l’esonero sia per Motta e il suo impatto deludente? Tutto rispedito al mittente dal brillante mese a cavallo tra ottobre e novembre. Ancora una volta, la pietà la suscita chi guida le penne di tanti quotidiani, mai ponderati, sempre istintivi, abili a osservare la situazioni solo da un’angolazione, tralasciando l’altra miriade di possibili.
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