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Acerbi, quando il silenzio è un optional

Al posto di passare per vittima, avrebbe potuto impiegare questo tempo per approfondire, studiare, riflettere o stare in silenzio

Acerbi, quando il silenzio è un optional
Db Milano 17/03/2024 - campionato di calcio serie A / Inter-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Francesco Acerbi.Simone Inzaghi
ANCORA ACERBI, OSSIA QUANDO IL SILENZIO È UN OPTIONAL

Il giornalista: ll campo non deve essere una zona franca.

Acerbi: «Non dovrebbe esserlo, ma si sente un po’ di tutto, anche se ci sono quaranta telecamere. Se l’arbitro dovesse scrivere con carta e penna tutto quello che sente, dovrebbe correre con lo zaino. Però finisce sempre lì, altrimenti diventa tutto condannabile, anche gli insulti ai serbi, agli italiani, alle madri».
Questo è un estratto dell’intervista (assolutamente evitabile) al Corriere della Sera di Francesco Acerbi, dopo il pronunciamento di assoluzione della procura federale in merito alle frasi rivolte a Juan Jesus. Ecco, se mai voleste un esempio di cosa significhi il termine ignoranza, immaginatevi un calciatore delle sembianze di Acerbi. Noto per le sue dissertazioni sui patentini di allenatori (Dio ce ne scampi se intraprenderà questa strada) e sui bilanci, indirettamente è riuscito nell’impresa di delegittimare la gravità di insulti verso un’etnia specifica.
Quando parliamo di ignoranza lo facciamo sia nel merito del fatto/azione in questione, che nell’incapacità di imparare dai propri errori. Nonostante un’intervista che dire soft è un eufemismo, Acerbi ha dimostrato di non essere consapevole del suo pensiero rispetto alla società in cui vive. Nel suo tentativo di giustificare un determinato linguaggio in campo, ha ammesso candidamente che gli insulti ai serbi non possono essere condannati. Riprendendo le parole di Valerio Moggia di Pallonate in faccia, stupisce anche come l’Inter non abbia preparato in alcun modo il calciatore a rispondere asetticamente, ad evitare le cosiddette bucce di banane o a non accettare l’intervista.
Al buon Acerbi va ricordato che la curva dell’Atalanta è stata chiusa per una giornata dopo gli insulti rivolti a Vlahovic. Se solo gli fosse venuto in mente, invece di utilizzare Weah (guarda caso, che cliché eh!) come simbolo della sua vicinanza a determinate tematiche, che da settimane sta dimostrando di non comprendere. Al posto di passare per vittima, avrebbe potuto impiegare questo tempo per approfondire, studiare, riflettere o stare in silenzio. Ah no, il silenzio in questi casi è un optional.
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