Così si raccontava nel 2019: “Sentire che devi avere la giusta temperatura del corpo o che devi bere esattamente quel quantitativo d’acqua: io le odio queste cose”
C’è stato un tempo – era l’agosto del 2019, e Verstappen aveva appena conquistato la sua prima pole in F1, in Ungheria – in cui il nuovo bis-campione del mondo si raccontava in parallelo a Cruyff, che era andato a trovarlo nel paddock.
Descriveva la sua idea “semplice” di Formula 1, che a sentire il suo Team Principal Horner, è oggi ancora la stessa. E racconta Verstappen meglio di molti editoriali:
“Un sacco di gente viene ai box di F1 per farsi vedere, Cruyff voleva capire come lavoriamo. Era già malato, ma ancora positivo. Mi disse: è come se io fossi avanti 2-1 alla fine del primo tempo. Ma devo finire il secondo. Tre settimane dopo, è morto. Fu emozionante. Lui è stato uno degli eroi più grandi del calcio. Una bellissima persona. Non complicava il mondo. Alla fine il calcio è qualcosa che si gioca con i piedi e un pallone. Io vedo la F1 allo stesso modo. C’è da saltare in una macchina e correre più veloce che puoi. Ho un acceleratore, un freno e uno sterzo. Sentire che devi avere la giusta temperatura del corpo o che devi bere esattamente quel quantitativo d’acqua: io le odio queste cose. Non sto facendo niente di diverso rispetto a quando guidavo un kart. Devo andare veloce, mi piace”.