Sul CorSera. In Europa non lo capiscono: ha cambiato quasi tutti e ha ricomprato in una settimana. Una vera squadra europea con cultura italiana
Oggi Mario Sconcerti dedica al Napoli sicuramente righe in più rispetto a quanto ha fatto ieri. Ventiquattr’ore fa, l’editorialista del Corriere della Sera, pur definendo la squadra di Spalletti “la parte migliore del nostro calcio”, l’ha relegato alle ultime righe del suo contributo sul quotidiano. Oggi ne scrive come di una grande sorpresa che fa paura a tutti perché risulta, a tutti gli avversari, incomprensibile. Quasi impenetrabile.
“La sorpresa, quella di cui tutti parlano oggi in Europa, è il Napoli. Nessuno lo vuole incontrare, non lo conoscono, non lo capiscono. Ha cambiato quasi tutti, ha ricomprato in una settimana. Non ha una sua struttura. Niente stadio, centro sportivo in affitto, perfino sede sociale in affitto. Ma sta lì da quindici anni e ogni anno spaventa. Stavolta ha vinto tutte le partite e segnato più di quattro gol in media, 17. Delle 32 squadre di Champions, ben 28 non hanno superato i 10 gol. Napoli in sostanza ha doppiato tutta l’Europa”.
La forza del Napoli è che i suoi giocatori fanno squadra.
“Pochi dei suoi giocatori sono i migliori nel loro ruolo, ma stanno bene insieme, fanno squadra. Sono giovani e già intelligenti. Questo è il merito vero del Napoli, sa capire la partita, i bisogni degli individui in quella partita, e li aiuta, li colma. È una squadra che gioca in modo universale. Ama lo spazio che gli offre il contropiede, ma conosce il palleggio per andare oltre le difese molto chiuse. Tutti i suoi giocatori giocano meglio di come hanno sempre giocato, da Politano a Raspadori, Simeone, i dimenticati Rrahmani e Juan Jesus”.
Una vera squadra europea con cultura italiana. La definisce così Sconcerti. Una squadra che ha una forte considerazione di sé: quasi la perfezione.
“È una squadra ordinata, molto italiana, con una forte considerazione di sé. E sa che il primo gol deve essere propedeutico per il secondo, non va difeso. Ha molti riferimenti. Oggi si parla di Lobotka perché il suo ordine ha preso tutti quasi alle spalle. Ma se guardate bene, quando ha la palla, i compagni si muovono tutti per offrirgli tre-quattro soluzioni di passaggio non banali. È la squadra che gioca e non ha fretta, sa di costruire bene, qualcosa nascerà sempre. Kvaratskhelia non è Leao, non lo diventerà, ma è molto più dentro le partite. Gioca anche sporco, fa falli, rincorre, riparte dalla sua area. E provoca un disordine doppio rispetto a Leao, perché certo, garantito. Un Napoli così lineare e animato è una vera squadra europea con cultura italiana. Cioè quasi la perfezione. Per questo il difficile comincia adesso. Ma nel cuore d’Europa”.