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L’incredibile storia di Alex López: il Maradona honduregno e uno scherzo su Wikipedia

Anni dopo, un giornalista del Guardian va alla scoperta delle conseguenza di una sua burla adolescenziale su un calciatore dell’Honduras

L’incredibile storia di Alex López: il Maradona honduregno e uno scherzo su Wikipedia

L’INCREDIBILE STORIA DI ALEX LÓPEZ

Avete mai fatto uno scherzo pesante con conseguenze inaspettate? O meglio ancora, ve ne è riuscito uno di cui siete tuttora orgogliosi, senza farvi minimamente beccare? La storia incredibile di questa settimana parte da uno scherzo e arriva lontanissimo, toccando i profondi ingranaggi del calcio globalizzato e i famosi sei gradi di separazione. Questa è la storia del “Maradona honduregno” Alexander López e di Kieran Morris, oggi giovane giornalista del quotidiano inglese The Guardian, ma dieci anni fa adolescente inglese mago incontrastato degli scherzi.

Dopo una serie di burle telefoniche e online ai danni di politici conservatori e gruppi rock stranieri, nel 2012 Morris seguiva i giochi olimpici di Londra in compagnia di un amico quando ebbe un’idea geniale. Prendere la biografia Wikipedia di un giocatore sconosciuto presente al torneo e modificarla. Al contrario chi lo ha fatto introducendo qualche dettaglio umoristico – a lungo il wiki di Daniel Andersson ne ha riportato come soprannome “il Frau barese”, per ragioni note a pochi – il buon Kieran e il suo amico andarono “un passo più in là, dove si può stare anche meglio” (cit.)

Scelsero un promettente calciatore della selezione olimpica dell’Honduras e si misero a pomparne le statistiche. Il 19enne Alexander López aveva appena vinto lo scudetto locale con l’Olimpia di Tegucigalpa mettendo a referto 3 gol in 19 presenze. Bene, i gol divennero 11, conditi da 20 assist per i compagni di squadra. A rafforzare una serie di performance così importanti – nei campionati centroamericani si segna poco – una serie di provini avuti con Napoli, Málaga e Tottenham. Ciliegina sulla torta, il soprannome da fenomeno: “il Maradona honduregno”.

Nei mesi successivi, con le nuove stagioni di Clausura e Apertura in corso, le statistiche del nostro continuarono a gonfiarsi magicamente. Tutto a gonfie vele fino ad agosto 2013, quando Morris, che aveva continuato a seguire le gesta di López, trasecolò leggendo le notizie del giorno. Gli americani Houston Dynamos gli avevano offerto un contratto in MLS. E che contratto! 212mila dollari l’anno, quinto più alto della squadra, con tanto di maglia numero 10 e il nome Alex sulla maglietta. Lo scherzo aveva funzionato al 100%, qualcuno ci era cascato.

Col passare degli anni Morris si disinteressò lentamente alle gesta del suo protetto, pur seguendo da lontano le sue tre stagioni da riserva in Texas, un fugace passaggio in Arabia Saudita e l’approdo in Costa Rica al blasonato club Alajuelense (la “Liga” per il tifosi). La storia di López però rimase una delle sue preferite, al punto da raccontarla a profusione ad amici e conoscenti e diventare un punto fermo dei colloqui di lavoro mentre sua carriera da giornalista e uomo di pubbliche relazioni progrediva. Una storia tanto potente da avere effetti dirompenti nel mondo reale: il sogno di ogni pubblicista che si rispetti.

Con la maturità degli anni che passano però oltre alla soddisfazione subentra anche un certo rimorso per Morris. Quello che aveva fatto aveva forse rovinato la vita ad Alex López, che sarebbe stato più felice in Honduras? Era forse una frode quella che aveva perpetrato ai danni degli Houston Dynamos? Qualche mese fa decide allora di andare a fondo della questione. E l’unico modo di farlo, è capire la verità.

Vola prima a Houston, per parlare con chi aveva comprato il ragazzo nel 2013, senza svelare il suo ruolo vero o presunto nella vicenda. Sorpresa: tutti i manager di allora gli dicono che il giocatore era stato visionato in Honduras e che sulle sue qualità non c’erano dubbi. Stanno bluffando o la sua pagina wikipedia contraffatta non ha influenzato la loro decisione? Il fallimento in Texas pare dovuto a qualche infortunio di troppo e un ambientamento linguistico e culturale complicato. Cose che capitano in continuazione nel calcio. Niente a che fare con lui.

A quel punto Morris potrebbe tornarsene a Londra, ma il tarlo resta: decide invece di contattare l’agente di López e volare in Costa Rica. L’agente gli fissa un appuntamento nella capitale, dove il giocatore si fermerà per un pomeriggio tra una partita e l’altra. L’incontro tra i due avviene all’ultimo piano di un grattacielo che torreggia sopra lo splendido parco della Sabana. Senza svelarsi subito, Morris chiede ad Alex un riassunto della sua carriera. Seconda sorpresa: López era già una stella in rampa di lancio a 15 anni, considerato il miglior canterano dell’Olimpia. A 18 il presidente del Rosenborg voleva a tutti i costi portarlo in Norvegia, ma non se ne fece nulla per un mancato accordo economico con il club. Tutto ben prima del suo intervento da deus ex machina.

Parlando parlando, Morris capisce che López ha avuto una onesta* carriera da trequartista di cui va orgoglioso. E alla fine decide di svelargli il suo segreto, compreso il viaggio a Houston e l’importanza che lo scherzo ha avuto nella sua carriera. L’honduregno prima sembra non capire. Si siede, ha qualche momento di riflessione e poi prorompe in una fragorosa risata: “Ma perché non l’hai detto subito, ti avrei portato una maglia degli Houston Dynamo!” I due si capiscono, si confrontano, López capisce le ragioni di un’intervista inglese. Poi il commiato, pacche sulle spalle, ancora qualche promessa di intervista futura, sorrisi complici. È andata di lusso, pensa Morris. E non potrebbe avere più ragione di così.

*[Per noi di Calcio da Dietro, 210 presenze con l’Alajuelense e 47 con la “H”con cui ha disputato 4 Gold Cup sono tanta roba… Anche se Alex López non ha mai giocato in Europa, questo non lo rende un calciatore minore da nessun punto di vista. In Costa Rica lo hanno soprannominato El Ingeniero, per l’abilità nel costruire il gioco.]

Qui la storia integrale in inglese.

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