Berrettini: «Ho paura di non vivere pienamente, di avere un’esistenza piatta»
A Sportweek: «Per me l'amicizia è importante. Nessuno deve aver paura di disturbarmi, alla fine colpisco palline, non salvo vite…».

Londra (Inghilterra) 09/07/2021 - Wimbledon / foto Imago/Image Sport nella foto: Matteo Berrettini
Sportweek, settimanale della Gazzetta dello Sport, intervista Matteo Berrettini. Racconta il rapporto che ha con il suo corpo.
«Me ne sono sempre preso cura soprattutto pensando alla prestazione, ma più lo fai più ti senti bene e stai meglio con te stesso. È importante soprattutto a livello psicologico. Poi ritengono che io possa fare anche la moda e devo dire che non mi dispiace affatto».
Non lo vedi che sei belloccio?
«Boh, sì, ma non è che mi guardi allo specchio pensando “adesso farò il modello”. Ho altre idee, sono cresciuto con un altro obiettivo. Questo è un plus, qualcosa che mi ha dato anche tanta energia e mi ha fatto conoscere persone nuove, quindi ben venga».
Da ragazzino ti piacevi?
«Non tantissimo. Di sicuro non avevo la self confidence che ho adesso, ma è piuttosto tipico di quell’età. Certo, quando guardo le mie vecchie foto penso “ammazza com’ero brutto!”. A 16-17 anni ero secco secco, alto alto, senza un pelo, fa un po’ impressione osservarmi».
E dal punto di vista caratteriale com’eri?
«In classe ero tra quelli che facevano più casino. Mi divertivo parecchio e mi è dispiaciuto aver fatto gli ultimi due anni di liceo Scientifico da privatista, i miei compagni mi sono mancati».
Però hai coltivato tante amicizie nel tennis.
«Ci sono persone che conosco da quando ho 8-9 anni, come Lorenzo Sonego o Andrea Pellegrino. Abbiamo condiviso tanto e restano rapporti importanti».
L’amicizia pare avere un ruolo importante nella tua vita.
«È vero. Sono profondamente legato a chi pensa a me come Matteo e non come Berrettini il tennista, chi mi vede come il ragazzo che sono e non soltanto come una macchina sparapalle. Gli amici veri sono pochi e, per la vita che faccio, non è semplice gestire i rapporti, né per me né per loro. Il mio obiettivo è cercare di essere presente anche a distanza, nessuno deve aver paura di disturbarmi, perché alla fine quello che faccio è colpire una pallina, non salvo vite… E il mio benessere psicologico passa anche dal sapere che ci sono persone che mi vogliono bene».
«Sono profondamente legato a chi pensa a me come Matteo e non come Berrettini il tennista, chi mi vede come il ragazzo che sono e non soltanto come una macchina sparapalle. Il mio obiettivo è cercare di essere presente anche a distanza, nessuno deve aver paura di disturbarmi, perché alla fine quello che faccio è colpire una pallina, non salvo vite… E il mio benessere psicologico passa anche dal sapere che ci sono persone che mi vogliono bene».
Che ruolo hai nel tuo gruppo?
«Se c’è da cazzeggiare sono il primo, sono il più festaiolo, quello che se gli altri sono stanchi li trascina fuori, anche perché non sono tanti i miei giorni di vacanza! Ma sono pure pronto ad aiutare e ad ascoltare, non sono solo un giullare, come mi diceva la mia maestra di religione alle Elementari…».
L’attenzione ai dettagli c’è anche qui o solo sul campo?
«C’è sempre, i dettagli li noto e su di me scelgo con cura anelli, collane, orologi. Ci tengo. Solo quando devo allenarmi prendo le prime due cose che capitano ed esco». Situazione tatuaggi?
«Ne ho sette. Il primo è la data di nascita di mio fratello, l’ultimo è questo cuore trafitto fatto dopo Wimbledon. Cosa rappresenta? Preferisco tenerlo per me
Cinema e tv?
«La tv non la guardo, sull’iPad vedo serie e film. La prima volta che ho visto Shutter Island sono rimasto estasiato. Poi mi piace molto Tarantino e mi esalto con gli Avengers».
Social?
«In questo momento sto cercando di usarli il meno possibile, mi sono accorto che mi portano via un sacco di tempo e di energie».
Musica?
«Soprattutto rap, ma la musica è in assoluto una parte importante della mia vita, come compagnia, come stimoli e per le storie che ci sono dietro. Le cuffie sono sempre con me».
Paure?
«Uh, una lunga lista… Ho paura di trasformarmi, che questo mondo mi porti a perdere la giusta rotta. E ho paura di non vivere pienamente, di avere un’esistenza piatta, senza quei su e giù che alla fine sono tutto».
«Uh, una lunga lista… Ho paura di trasformarmi, che questo mondo mi porti a perdere la giusta rotta. E ho paura di non vivere pienamente, di avere un’esistenza piatta, senza quei su e giù che alla fine sono tutto».
Invecchiare ti spaventa?
«No, ma mi fa paura quanto passi velocemente il tempo. Ogni tanto mi fermo e penso “oddio, ho già 26 anni”, ma mi sembra passato un giorno da quando al liceo dovevo fare i compiti di latino. E questa sensazione di tempo che ti scorre tra le dita senza che tu te ne accorga non mi piace».
Se dovessi dire una cosa che tutti potessero ascoltare…
«Vogliatevi bene. Alla fine non vale la pena tenersi dentro le incazzature, bisogna volersi bene».
«Vogliatevi bene. Alla fine non vale la pena tenersi dentro le incazzature, bisogna volersi bene».
Chi è Matteo Berrettini?
«Matteo Berrettini è un ragazzo che è nato e cresciuto a Roma con tantissima voglia di lavorare, tantissima voglia di diventare qualcuno nella vita, che giocava bene a tennis e che a un certo punto ha pensato che il tennis potesse aiutarlo ad arrivare a fine mese».