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Berrettini: «Non capisco chi critica la nuova Davis. Federer un modello carismatico»

A Libero. «Sin da ragazzo mi segue un mental coach. Quando gioco contro Rafa avverto ogni tanto l’impressione di poterlo battere. Djoko arriva sempre prima…»

Berrettini: «Non capisco chi critica la nuova Davis. Federer un modello carismatico»
Db Bologna 16/09/2022 - Coppa Davis / Italia-Argentina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Matteo Berrettini

Libero intervista Matteo Berrettini. Che «sa cosa vuol dire emozionarsi». La rinata Coppa Davis «ne sta esaltnado lo spirito guerriero». Un estratto delle sue parole.

«Non capisco chi critica questa nuova Davis. È un’esperienza bellissima. La sto giocando per la prima volta qui in Italia e mi accorgo giorno dopo giorno che non sono partite come tutte le altre. E non solo perché indosso la maglietta azzurra. In questi giorni capisco le sensazioni vissute da Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli negli anni ‘70, le stesse evidenziate dalla serie di Sky. Non sono ancora riuscito a vedere tutte e sei le puntate di Una squadra, soltanto qualche sprazzo con le battutine frizzanti tra Panatta e Bertolucci o le frecciatina scherzose a Pietrangeli. In realtà Adriano e Paolo, campioni anche in simpatia, mi hanno spesso anticipato a cena molte cose vissute in quegli anni dorati».

Gli infortuni e il Covid.

«La mia stagione è stata un toboga di emozioni, belle ma anche brutte. Comunque con più diritti che rovesci e questa Davis sta dandogli una bella impennata. Ho vinto due tornei, mi sono ripreso da infortuni seri, vero che ho dovuto saltare Wimbledon per Covid ma nella vita spesso affronto le cose come faccio nel tennis: attaccando».

Il mental coach.

«Sin da ragazzo, da quando avevo 17 anni, mi segue un mental coach che mi aiuta nei momenti di svolta. Ora mi dà una mano a preparare gli incontri ma anche a superare gli ostacoli che incontro in campo, quindi anche le sconfitte. Mi ritengo un tennista appassionato del proprio lavoro che non si ferma mai a rimuginare su un errore ma passa subito alla pallina successiva. Tecnicamente aggredisco, non riesco proprio a sopportare atteggiamenti passivi».

Alcaraz.

«Carlos impressiona. A 19 anni vive una crescita esponenziale sia fisica che mentale. Con Jannik rappresenta il presente e il futuro del tennis, un futuro però nel quale voglio esserci anch’io».

Federer.

«Stiamo vivendo i primi giorni del D.F. ovvero del triste dopo Federer. Uno che, in carriera, ha vinto 24 finali consecutive senza mai perderne una! Roger è stato un modello carismatico di comportamento e sono stato un suo fan, anche quando ci ho giocato contro prendendo una sonora lezione di tennis a Wimbledon, tre anni fa».

Nadal e Djokovic.

«Contro Nadal non ho ancora vinto un match e neppure contro Djokovic. Ma sono due tipi differenti: quando gioco contro Rafa avverto ogni tanto l’impressione di poterlo battere anche se non ci sono ancora riuscito. Djokovic è un mistero: sembra sempre che ti stia studiando. Poi, quando pensi di aver capito cosa fare, lui arriva sempre un attimo prima. Per questo il vero, unico Joker».

Cosa chiede al 2023.

«Giochiamo 11 mesi e mezzo all’anno, in nessuno sport c’è un calendario simile. Per questo soffriamo tanti infortuni. Chiedo al 2023 di stare bene. La componente fisica e mentale hanno un’importanza maggiore rispetto a quella tecnico-tattica».

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