Sul Corrmezz: via calciatori appagati che avevano introiettato i limiti di Napoli, i nuovi hanno cambiato la disposizione mentale del Napoli
Sul Corriere del Mezzogiorno Antonio Polito firma un elogio imprenditoriale di Aurelio De Laurentiis e della sua campagna acquisti tanto criticata quest’estate dai tifosi del Napoli.
Ricorda che il Napoli ha lasciato andare le «vecchie glorie».
Spesso molto costosi, appagati, non più così incoscienti e arditi da tentare di andare oltre i limiti del conosciuto, che avevano quasi introiettato dentro di sé, accentandoli, i limiti storici della squadra e dell’ambiente, e che forse non credevano più di poterli davvero superare.
Al loro posto giovani semisconosciuti al grande pubblico, che costano molto meno, scelti tra l’altro bene perché si stanno rivelando bravissimi (e qui il merito va al management che l’imprenditore si è scelto). Ma, soprattutto, ragazzi in grado di andare oltre “lo stato dell’arte”, ricchi della loro «inesperienza», grazie al fatto che non sanno abbastanza del calcio italiano e di quello partenopeo per rassegnarsi all’idea che tanto qui a Napoli non si può vincere, perché non ci sono i mezzi e il fatturato di altre società (Sarri spiegava spesso così le sue sconfitte; e anche Spalletti ha commesso un errore analogo per scusarsi del pareggio con il Lecce).
Tutti i grandi salti di qualità nel capitalismo sono invece accaduti in imprese giovani e corsare. Se devi adeguare i costi ai prezzi, se devi fare di più con meno, allora la sfida del profitto aguzza l’ingegno, ti induce a innovare, a introdurre nuova tecnologia e a cercare nuova mano d’opera. Non vorrei apparire blasfemo, visto che stiamo parlando «solo» di calcio: ma la Silicon Valley è nata così, nei garage e non nei laboratori delle grandi aziende del tempo.
Dunque Kim, Kvara, Raspadori valgono più di quelli che hanno sostituito indipendentemente da come giocano (finora benissimo). Perché hanno cambiato la disposizione mentale e l’attitudine per così dire produttiva della squadra.