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Kyrgios: «Ormai tutti fanno il servizio da sotto, è semplicemente un altro modo di fare punto»

A Specchio: «Sono strategico: le mie tattiche non sono casuali. I giovani ci sono, ma nessuno maneggerà mai più la racchetta come Federer».

Kyrgios: «Ormai tutti fanno il servizio da sotto, è semplicemente un altro modo di fare punto»
Londra (Inghilterra) 10/07/2022 - finale Wimbledon maschile / foto Imago/Image Sport nella foto: Nick Kyrgios ONLY ITALY

Su Specchio un’intervista a Nick Kyrgios, uno dei tennisti più controversi, che in carriera ha litigato con tutti, dai colleghi agli arbitri agli spettatori, accumulando multe e squalifiche. Ma fuori dal campo è gentile e generoso. E fragile. Parla delle sue intemperanze.

«In realtà sono piuttosto strategico, quindi le mie tattiche non sono casuali. In realtà sento di avere un QI tennistico molto alto».

Sul servizio da sotto:

«Penso che il servizio da sotto sia una buona tattica, e ora lo vedo fare a tutti, da Bublik a Murray. Quando l’ho provato per la prima volta, contro Rafa, tutti dicevano che ero pazzo e che era una mancanza di rispetto. In realtà dopo tre ore che giocavo contro Nadal e non riuscivo a fargli un punto, ho provato a servire da sotto. Ora spero che tutti abbiano capito che è semplicemente un altro modo di fare punto».

Lei litiga spesso con gli spettatori…

«Sono diventati irrispettosi nei confronti degli atleti. Non è giusto. Vi è mai capitato di entrare in un supermercato e iniziare a rimproverare qualcuno che sta controllando la spesa? No. Allora perché lo fanno con me mentre sto giocando a Wimbledon? Perché? Vincere un torneo dello Slam è molto difficile, da quando sono nato ci sono riusciti in otto. Mentalmente devi essere un “animale” diverso. È difficile capire la pressione che devi sopportare, specie sui social media. Ho fatto uno sforzo per bloccare tutta quella negatività, ma i tennisti del passato non si rendono conto di che cosa significhi».

Com’era Kyrgios da bambino?

«Affamato. Molto affamato. Sono cresciuto a Canberra, su campi orribili, e ora ho avuto la possibilità di giocare la finale di Wimbledon. Penso che sia d’ispirazione per tutti i ragazzi che sono stati emarginati, maltrattati dai giornali, colpiti da molti punti di vista diversi».

Continua:

«Un mese prima di arrivare a Londra ero a casa che giocavo a basket in un campetto con dei ragazzi, e gli ho detto “cercherò di divertirmi e magari di vincere Wimbledon”. Mi sono ritrovato in finale, allenandomi al massimo un’ora al giorno. Ripensandoci mi chiedo: ma come ho fatto ad arrivare fin qui?»

Djokovic è l’avversario più difficile che ha incontrato?

«Non direi. Non ti fa sentire così male come Federer. Riesce a far sembrare tutto così veloce, il campo diventa così piccolo. Nadal e Djokovic ti permettono di giocare un po’ da dietro, se non sei al massimo fai fatica. Ma Federer è in grado letteralmente di buttarti fuori dal campo molto velocemente».

Che cosa cambierebbe se fosse il padrone del tennis?

«Le chiamate con l’Occhio di Falco dovrebbero essere obbligatorie ovunque. E lascerei perdere tutte le assurdità sul coaching in campo».

Lei e i Next Gen reggerete il confronto con i tre Grandi?

«C’è un grande gruppo di giovani, Alcaraz è incredibile, Sinner avete visto cosa è in grado di fare. Ma non credo che né io né quei ragazzi saremo in grado di raggiungere il loro livello. Non vedrete mai più nessuno maneggiare una racchetta come Roger, competere come Nadal, vincere tanto e giocare così bene come Djokovic. Sarà un giorno triste quando se ne andranno».

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